La comunità internazionale deve comprendere che se le cause profonde del conflitto tra Hamas e Israele non saranno affrontate, la popolazione civile di Gaza, senza acqua, elettricità, medicinali, cibo, continuerà a pagare il prezzo più alto
Dal 7 ottobre, dopo l’attacco di Hamas a Israele, stiamo assistendo a una delle più disperate crisi umanitarie nella Striscia di Gaza, dove vivono più di 2,2 milioni di persone già sottoposte al blocco illegale da parte dell’esercito di Tel Aviv, iniziato nel 2007. Il 9 ottobre, il governo di Netanyahu ha annunciato l’assedio totale di Gaza, bloccando l’ingresso di cibo, carburante e assistenza umanitaria e interrompendo la fornitura di acqua ed elettricità, nel mezzo di una massiccia campagna di bombardamenti. La sofferenza, le lacrime, lo strazio che queste famiglie stanno vivendo da quando si sono riaccesi gli scontri lungo la Striscia di Gaza sono le stesse: nessuno dovrebbe vivere l’incubo di non sapere se arriverà alla fine della settimana. La vita di una donna palestinese vale quanto la vita di una donna israeliana. E questo è un concetto che dovremmo ripetere all’infinito e ovunque. Lo documentiamo ogni giorno, come Amnesty international. Siamo un’organizzazione imparziale per l’affermazione dei diritti umani che cerca di assicurare che tutte le parti coinvolte in un conflitto armato rispettino il diritto internazionale umanitario e il diritto internazionale dei diritti umani. Nel tempo, e non solo dall’esplosione di questa nuova crisi, abbiamo indagato e stiamo continuando a indagare sulle azioni delle forze israeliane e sulle attività di Hamas e di altri gruppi armati palestinesi per verificare se rispettino il diritto internazionale umanitario, comprese le norme che chiedono di prendere tutte le precauzioni per ridurre al minimo i danni alla popolazione civile, alle strutture civili e di evitare attacchi e forme di punizione collettiva contro i civili.
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