La questione salariale è centrale. E per l’entità della sua dimensione e per le sue cause profondamente intrecciate con i nodi della crisi italiana, è una questione sindacale, sociale, economica, politica
Nel 2021 durante la fase più dura della pandemia, la Fondazione Di Vittorio, istituto di ricerca storica, economica, sociale e di formazione sindacale della Cgil, promosse un dialogo sui temi del lavoro e delle sue trasformazioni tra Alain Touraine, che ci ha lasciati da poco, e alcuni ricercatori della sua scuola, che abbiamo il privilegio di avere come nostri collaboratori e interlocutori da molti anni.
In quel tempo abbiamo pensato che fosse arrivata l’occasione per rideterminare il nostro punto di vista su ciò che effettivamente è accaduto negli ultimi trent’anni per trarne un bilancio, partendo da una ricostruzione dei processi sociali ed economici, dal lavoro e dalle sue trasformazioni. Touraine, come altri grandi maestri della sociologia, tra i quali Accornero, Pizzorno, Gallino, dall’analisi del lavoro ha tratto suggestioni fondamentali per comprendere gli itinerari e le tendenze delle democrazie moderne e delle loro ripetute crisi. Nello stesso tempo, attraverso l’analisi del lavoro grazie al metodo dell’inchiesta, i sociologi hanno consentito alle organizzazioni dei lavoratori di costruire un punto di vista autonomo sui cambiamenti in atto, contribuendo alla costruzione di una coscienza collettiva. È questa la storia della ricerca.
L’inchiesta che presentiamo fa emergere le richieste dei lavoratori nei confronti delle controparti ma anche le aspettative nei confronti del sindacato. Rinvio ai materiali che saranno resi disponibili e consultabili a breve nella loro interezza e a quelli che abbiamo già anticipato in rete per i suoi contenuti. Ne riprendo solo una che mi è utile a collegarmi nel breve spazio a disposizione in questa sede ad una questione enorme che negli anni è stata via via sempre più sottovalutata, quella del salario. Per chi osserva in modo onesto la dinamica salariale del nostro Paese, che ci si trovi di fronte ad una gigantesca questione è chiaro da tempo, almeno da 15 anni. La questione salariale è questione sindacale, questione sociale, economica, questione politica generale per l’entità della sua dimensione, per le sue cause profondamente intrecciate con i nodi di fondo della lunga crisi italiana. Ciò che è nuovo dopo il faticoso percorso che ci ha portato all’ingresso nella moneta unica è il riaffacciarsi dell’inflazione. I salari italiani sono sostanzialmente fermi al 1993, anzi siamo l’unico Paese che nel trentennio 1990-2020 registra una perdita del potere d’acquisto della remunerazione media annua del lavoro dipendente contro incrementi del 33,1 nella media Ocse.
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