I Tribunali per i minorenni sono in grande difficoltà, in attesa del Tribunale unico della famiglia previsto a ottobre dalla riforma Cartabia. E intanto in quest’ultimo anno il governo Meloni ha adottato misure più dure per i giovanissimi autori di reato. Ne parliamo con la giudice Cristina Maggia
«La nostra è un’idea di giustizia che dialoga con le persone, umana. Non attribuiamo torti o ragioni, ma raccogliamo la segnalazione del disagio profondo di un bambino generato dalle condotte inadeguate dei suoi genitori per i quali cerchiamo di costruire un percorso di sostegno. Solo nei casi estremi, quando tutto questo lavoro purtroppo non dà risultati, il bambino può essere allontanato». In queste parole di Cristina Maggia, presidente del Tribunale per i minorenni (Tm) di Brescia, sta la complessità della giustizia minorile che in questo inizio 2024 si trova in grave difficoltà. Non è esagerato dire che il diritto minorile è quello che più si immerge nei rapporti umani e che più ha la possibilità di cambiare la vita delle persone di cui si occupa. Bambini e adolescenti vittime di maltrattamenti, abbandonati e trascurati dalle famiglie, oppure giovanissimi autori di reati, spesso ai margini della società: sono loro al centro dell’azione del giudice. I magistrati minorili sono dei radar che intercettano situazioni difficili e il cui lavoro si intreccia con quello degli psicologi, degli assistenti sociali, delle forze dell’ordine. Una rete, va sottolineato, che fa anche prevenzione, cercando di intervenire prima che il disagio diventi cronico e irrecuperabile.
Adesso questo mondo giuridico “appartato” sta vivendo uno dei momenti più critici da vent’anni a questa parte. La riforma Cartabia del processo civile ha portato considerevoli novità nelle procedure ma anche rischi di forte rallentamento nella loro trattazione, caos negli uffici, incertezza sul futuro in un settore da sempre povero di risorse e con organici ridotti al lumicino. Il 2024 sarà l’anno cruciale. Il 17 ottobre entrerà in vigore l’ultimo livello della riforma: l’istituzione del Tribunale delle persone, dei minori e della famiglia. Finisce una storia e ne inizia un’altra.
Per comprendere, in linea generale, cosa stanno attraversando i 29 Tm e le ripercussioni sulla giustizia minorile ci siamo rivolti alla giudice Maggia che fino alla metà di gennaio è stata presidente dell’Associazione italiana dei magistrati per i minorenni e la famiglia (Aimmf) e quindi ha seguito passo passo lo sviluppo della riforma, accompagnandolo con i suoi colleghi a suon di appelli, documenti, comunicati. «Il 26 novembre scorso nella mia relazione al congresso dell’Aimmf ho fatto il punto della situazione. Allora, due mesi fa, non capivamo come poter dare attuazione concreta a questa parte della riforma, e continuiamo a non capirlo adesso. La situazione è assolutamente grave e confusa e non siamo per nulla ottimisti. Questo lo posso dire a nome di tutti i colleghi».
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