Il fil rouge che caratterizza la creatività di artiste iraniane, afgane, palestinesi: l’opposizione a sistemi oppressivi e patriarcali. Da Maryam Pezesvky a Nidaa Badwan e Shamsia Hassani fino ai collettivi iraniani, il racconto di un immaginario femminile resistente
Iran, Palestina, Afghanistan: la rivolta delle donne e la creatività artistica. A stimolare questa mia riflessione è stata la mostra a Roma dell’artista e attivista iraniana Maryam Pezeshki in un evento dal titolo Il coraggio delle donne. Il tema è l’identità di donna artista in particolare laddove sistematica è la violazione dei diritti umani, specie nei confronti delle donne. Un’altra artista è la fotografa gazawi Nidaa Badwan, il cui libro - Diagonale di luce è stato presentato all’Università di Siena. Nidaa Badwan, ricordo, era stata arrestata dalla polizia di Hamas durante l’allestimento di una mostra a cui partecipava insieme a dei colleghi artisti senza indossare il velo. Come Maryam Pezeshki, Nidaa incontra l’Italia grazie alla sua passione per l’arte, così nel 2015 riuscì a uscire da Gaza e giungere in Italia attraverso il valore riconosciuto a livello internazionale della sua arte. Liberandosi dal regime maschilista e dalla violenza di una forza occupante israeliana grazie agli scatti fotografici della sua camera. Le donne, come sappiamo, erano già scese in piazza con gli uomini negli anni 2010 -2011, durante la cosiddetta Primavera Araba.
Nidaa Badwan, serie "100 giorni di solitudine, 2014
Con l’arresto da parte della polizia morale di Mahsa Amini a Teheran e la sua uccisione il 16 settembre 2022, c’è stata una vera e propria ondata di rivolte, l’insorgere di movimenti di libertà dai regimi dittatoriali portati avanti soprattutto dalle donne, in particolare in Iran ma anche in Afghanistan dove il ritorno al potere dei Talebani nell’agosto del 2021 ha causato la perdita da parte delle donne di ogni diritto. Malgrado l’intensificarsi della repressione, dopo oltre un anno le donne in Iran continuano a rischiare la loro vita scendendo in piazza rifiutandosi di indossare l’hijab. Purtroppo l’attenzione mediatica internazionale sulle loro lotte si è nel frattempo affievolita, nonostante sia stato assegnato il prestigioso Premio Sakharov alla memoria di Mahsa Amini e alle donne iraniane del movimento Donna Vita Libertà che portano avanti la lotta nel suo nome.

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