Nell’Agro Pontino e in altre zone d’Italia è partita una campagna capillare di informazione e di tutela dei diritti dei lavoratori agricoli, invisibili e sfruttati. Ecco il racconto di come opera il sindacato di strada della Flai Cgil per intercettare i braccianti lontano dagli occhi del padrone
Ore tre del mattino. Suona la sveglia. Ci si prepara in fretta, qualche minuto per la colazione e poi tutti fuori. Ci si divide in gruppi da cinque o sei persone. E si sale nei diversi furgoni. Destinazione: i luoghi dove i braccianti dell’Agro Pontino partono per raggiungere le campagne. Cominciano così le giornate per le “Brigate del lavoro” della Flai, la categoria della Cgil che tutela i lavoratori agricoli e quelli dell’industria alimentare. Il progetto si chiama “Diritti in campo” e dura cinque settimane. Due hanno previsto attività nella provincia di Latina e due nel foggiano, tra giugno e luglio. Ultima settimana nel veronese, a settembre. Per l’organizzazione che le ha curate si tratta di un ritorno alle origini. Fare sindacato di strada, intercettare lavoratrici e lavoratori nei territori dove sono impegnati, senza attendere che siano loro a farsi avanti, è una pratica antica. Per Federterra e Federbraccianti, gli “antenati” della Flai, era una abitudine. Da una ventina d’anni, l’esplosione del fenomeno del caporalato ha portato Flai a rispolverarla e affinarla. La prima tappa è una pompa di benzina. Siamo a Terracina, in provincia di Latina, un centinaio di chilometri a sudest della Capitale. Il sole sta sorgendo e illumina i volti dei lavoratori che man mano si avvicinano e si riuniscono in piccoli gruppi, nei pressi del distributore. Prima che arrivino i furgoni che li prelevano per condurli nelle aziende agricole, i sindacalisti si avvicinano e porgono alcuni oggetti. Un cappello di paglia che protegge dal sole. Un gilet catarifrangente per essere visti a distanza quando ci si sposta in bicicletta. Una bottiglietta d’acqua con un’etichetta staccabile che riporta i contatti del sindacato sul territorio. Dei volantini, scritti in varie lingue, che illustrano i diritti dei lavoratori agricoli e il modo in cui la Flai può aiutare a farli valere. Si tratta di cose particolarmente utili. Molti dei braccianti di questo territorio sono di origine indiana. Per l’Istat, nella sola provincia di Latina risiedono oltre 13mila indiani. Ma, secondo alcune stime, gli irregolari sarebbero circa il triplo. La parte più consistente proviene dalla zona del Punjab. Molti di loro sono impiegati nelle aziende agricole del territorio. Spesso si spostano in bici e purtroppo non è raro che vengano investiti, in particolare nelle strade poco illuminate o in quelle dove la velocità delle auto è più elevata. Essere visibili, dunque, può voler dire salvarsi la vita. La consegna di questi strumenti basilari però, è solo una parte del lavoro delle Brigate. Che prosegue quando i sindacalisti riescono a stringere un rapporto col lavoratore. «Vivi da tanto in zona?». «Dove lavori?». «Hai un contratto in regola?». «Quanto prendi all’ora?». «Ti vengono segnate tutte le ore?». Molti braccianti indiani sono impiegati attraverso lavoro nero, per molti altri si tratta di lavoro grigio: hai un contratto, da esibire durante un eventuale controllo, per cui dovresti lavorare un certo numero di ore, ma poi in realtà ne lavori di più.

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