A cinque anni dalla sua scomparsa le idee e i progetti di Edoardo Salzano sono più vivi e utili che mai contro la speculazione urbanistica, la dissoluzione dei centri storici, il consumo di suolo, la distruzione del paesaggio. In una parola, per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali
Dum spiro spero era il motto di Edoardo Salzano: finché avrò un fiato, continuerò a sperare. Sperare in una società che sappia battersi per una maggiore giustizia sociale e, per questo, proteggere paesaggio e città dagli interessi parassitari della rendita, fonte di speculazione edilizia, disagio abitativo, degrado delle periferie, gentrification e, non da ultimo, distorsione dei meccanismi democratici. Salzano è stato uno degli urbanisti più importanti del nostro secondo dopoguerra, interpretando questo ruolo sia come professionista della pianificazione che come docente universitario, in ambito politico e come attivista di primo piano. In sintesi, un intellettuale che non si è mai sottratto alle sfide della contemporaneità, offrendo la propria voce, con infinita generosità e fino ai suoi ultimi giorni, per il sostegno delle mille e sempre più faticose lotte a difesa di una città e di un Paese più giusti e vivibili. Nato a Napoli nel 1930, Eddy Salzano divenne ingegnere e, fin dai primi anni Settanta, docente di urbanistica, divenuto poi ordinario presso lo Iuav dove ha insegnato fino al 2000. Ma contemporaneamente, Eddy ha partecipato, sul piano politico (consigliere comunale a Roma e Venezia, regionale nel Veneto e assessore all’urbanistica di Venezia dal 1975 al 1985) a tutte le battaglie che dagli anni Sessanta in poi hanno caratterizzato, in Italia, lo scontro - aperto e sotterraneo - fra i fautori della rendita edilizia da un lato e di chi cercava di sostenere le ragioni di una pianificazione sensibile alle esigenze di una società in profonda trasformazione e in lotta per abitazioni dignitose, città a misura d’uomo e dotate di standards urbanistici allineati con quelli delle coeve esperienze del nord Europa. Fu una fase politica senza esclusione di colpi, dall’affossamento della progetto di legge urbanistica di Fiorentino Sullo, nel 1963, alla legge ponte del 1967 e alle manifestazioni dell’autunno caldo del 1969, l’anno di piazza Fontana e dell’inizio di quella strategia della tensione che, fra i suoi obiettivi repressivi, includeva senz’altro anche quelli relativi alla conquista di un più moderno e democratico assetto di governo del territorio. Salzano parteciperà, da protagonista, a tutte queste fasi, consulente di primo piano del ministero dei lavori pubblici, membro dell’Istituto nazionale di urbanistica, di cui sarà presidente nazionale dal 1983 al 1990 oltre che fondatore e direttore - dal 1972 al 1992 - della rivista Urbanistica informazioni: uno strumento, all’epoca innovativo, che rendeva conto dell’insieme delle attività di pianificazione a livello locale, permettendo così un confronto costante fra amministratori e tecnici urbanisti. In quella iniziativa era già evidente la piena comprensione dell’importanza della comunicazione: informare, raccontare ciò che è, come diceva Eddy citando Rosa Luxemburg, è rivoluzionario.

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