I lavoratori dei beni culturali e dello spettacolo continuano ad essere precari, sottopagati e soggetti a contratti pirata. Servirebbe un salto di paradigma nella gestione di un patrimonio unico, altro che balletti di poltrone ai vertici ministeriali e nomine estemporanee
La gaffe dell’ex ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano e la sua patetica vicenda diventeranno presto un ricordo. Si chiuderà l’inchiesta, scopriremo chi ha revocato la nomina di Maria Rosaria Boccia e finiremo di parlarne. Rimarrà l’ilarità e forse persino un vago sentimento di pena per la goffaggine di un ministro certamente inadeguato al ruolo, che si è umiliato a reti unificate. Nel frattempo, siamo stati catapultati in un altro circo, quello di Alessandro Giuli e delle dimissioni del suo capo di Gabinetti Spano. Già direttore del MAXXI, Giuliè passato più o meno inosservato come sparring partner di Sgarbi nel 2023 all’apertura della rassegna estiva del museo di arte contemporanea di Roma, trasformata dallo storico dell’arte in un cabaret sboccato e sessista. Arrivato al MiC, il neo ministro è passato, nel giro di poche ore, dal dichiarare con orgoglio il “pedrigree” del nonno fascista che marciò su Roma nel 1922 fino a sproloquiare in Parlamento sulle linee guida del “suo” ministero, a metà tra il conte di Amici miei e la reincarnazione malriuscita del futurista Marinetti.
Intanto, un proprietario di autonoleggio diventa il presidente di Ales, società del MiC per il supporto alla conservazione e valorizzazione del patrimonio culturale. E il libro di Italo Bocchino viene presentato nel tempio dell’arte contemporanea italiana, la Gnam, con la segnalazione dei lavoratori e delle lavoratrici che chiedevano di sospendere l’iniziativa perché evidentemente fuori luogo. Un lavoratore è stato anche trascinato via dalle forze dell’ordine, mentre l’ex missino Gramazio minacciava di prenderlo a schiaffi.
Sullo sfondo, aggiungete il clima di censura nei confronti di artisti e intellettuali andato in scena negli ultimi due anni: dalle polemiche per la frase «Stop al genocidio» di Ghali al festival di Sanremo, fino alla vicenda del monologo in tv dello scrittore Scurati cancellato, con l’allontanamento della conduttrice Serena Bortone dal suo programma, e la querela allo storico e filologo Luciano Canfora, ritirata soltanto all’ultimo momento.
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