Un confine lungo 3.200 chilometri, un muro che lo copre per due terzi e un deserto, quello di Sonora, dove negli ultimi vent'anni hanno perso la vita 6mila persone. Ecco il reportage da un luogo dove si intrecciano le esistenze di sorvegliati e sorveglianti. Il racconto dell'autore
Una ricerca per immagini sui confini, lungo il lato americano del confine tra Messico e Usa. E uno sguardo profondo sulle vite di chi vuole oltrepassarli, quei confini, e di chi li sorveglia. Il fotografo Francesco Anselmi ha realizzato il libro Borderlands, pubblicato in edizione internazionale (Kehre Verlag) a cura di Renata Ferri con un testo di Francisco Cantù. Ecco il racconto dell'autore del reportage, realizzato tra il 2017 e il 2019. Borderlands nasce dalla volontà di raccontare il confine tra Stati Uniti e Messico tentando di superare la narrazione emergenziale che sempre più caratterizza il racconto delle zone liminali. In molti casi queste aree si confrontano con i flussi migratori da decenni, tanto da aver visto il proprio tessuto sociale plasmarsi intorno a questi fenomeni, ma nonostante questo, il tema dell’immigrazione continua ad essere narrato e affrontato come un’emergenza, sia a livello mediatico che politico. L’intenzione del lavoro è stata da subito quella di trasmettere la complessità di questi luoghi, sollevando domande sulle trasformazioni in atto, le contraddizioni che li regolano; tentando di mostrare le borderlands come il luogo a sé stante che sono rispetto ai due Paesi che separano.
Un pallone aerostatico, controllato a distanza dalle pattuglie di frontiera federali e utilizzato per intercettare attività illegali lungo il confine. Dotati di telecamere a infrarossi, questi dispositivi possono tracciare i movimenti a una distanza fino a 200 chilometri. Roma, Texas. Aprile 2017
Il confine è spesso narrato come un luogo di separazione netta, di non continuità, un luogo dove permane costantemente il rischio che qualcosa o qualcuno di “sbagliato” possa attraversare contaminando il lato “giusto”.

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