Il 20 settembre del 2012 scompariva a Rio de Janeiro, Carlos Nelson Coutinho, professore di Teoria politica presso la Universidade Federal do Rio de Janeiro (UfRJ), appassionato militante marxista, traduttore e raffinato studioso (anche della cultura italiana): in una parola, un intellettuale autentico (tra i più noti del suo Paese), inteso alla maniera di Sartre, ossia come colui che «abbraccia interamente la sua epoca». Nato a Bahia nel 1943, Carlos aveva iniziato l’attività di studioso nell’ambito della critica culturale e letteraria, avvicinandosi alla figura e all’opera di György Lukács (col quale aveva intrattenuto una corrispondenza negli anni giovanili), contribuendo alla diffusione delle opere del filosofo ungherese nel suo Paese. Ma Coutinho è stato soprattutto il più importante interprete e traduttore di Gramsci in Brasile, curandone la pubblicazione di tutte le principali opere; a lui si deve, tra l’altro (insieme con Luiz Sérgio Henriques e Marco Aurélio Nogueira), la versione integrale portoghese in sei volumi dei Quaderni del carcere, in una edizione che suscitò critiche, ma che ha resistito finora, quando è stata affiancata da una nuova traduzione, curata da un team coordinato da Giovanni Semeraro. Accogliamo quindi con vero piacere la pubblicazione del volume di Carlos Nelson Coutinho, Scritti gramsciani (Bordeaux), curato da Guido Liguori e Alvaro Bianchi - eminenti studiosi gramsciani e amici di lungo corso dell’autore - che raccoglie, nella collana della International Gramsci Society, di cui Coutinho è stato componente e dirigente, i più rilevanti scritti su Gramsci.
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