L'ultimo assalto, in ordine di tempo, è arrivato da Claudio Durigon, sottosegretario al Lavoro, espressione della Lega di Matteo Salvini, partito che ha utilizzato spesso i temi della previdenza come cavallo di battaglia politico. Si sa, tra il dire ed il fare c’è di mezzo il mare e un conto è fare propaganda, un altro è fare scelte coerenti con le promesse fatte. Così, dopo essersi dimenticati di essere stati già protagonisti dell’aumento dell’età pensionabile con la Riforma Maroni nel 2004, ed essere parte della coalizione governativa di centrodestra che nel 2010 introdusse l’adeguamento automatico dell’età pensionabile alla speranza di vita, la Lega ha fatto della opposizione alla legge Fornero il simbolo attorno al quale costruire il consenso di pensionandi e pensionati. Si parlava di “restituire diritti”, di “libertà di scelta”, di “mandare in pensione chi aveva già dato”, di “abolizione della legge Fornero”.
Una legge che nelle ultime leggi di bilancio è stata peggiorata, riducendo nei fatti anche i pochi margini di flessibilità che aveva. A dimostrare quanto ampia sia la distanza tra le promesse del governo Meloni, quelle dei partiti di maggioranza e le loro azioni ora è arrivata, appunto, anche la proposta estiva di Durigon. Avanzata direttamente dal palco del Meeting di Rimini, prevede di estendere la possibilità di andare in pensione a 64 anni con 25 anni di contributi a chiunque ne faccia richiesta e non solo a chi è nel sistema contributivo.
Poiché, però, questo stesso esecutivo ha fissato una soglia di accesso elevatissima, che richiede quasi 1.700 euro di pensione mensile lorda, ecco che la proposta nasconde il solito trucco: se si vorrà accedere alla misura - che dovrebbe essere inserita nella prossima legge di bilancio - si dovrà pagare di tasca propria. E neanche poco: per raggiungere la soglia minima, infatti, i lavoratori dovrebbero utilizzare il loro trattamento di fine rapporto che verrebbe così trasformato in una parte del reddito mensile. Inoltre la pensione sarebbe calcolata totalmente tramite sistema contributivo, anche se chi ne facesse richiesta avesse iniziato a lavorare prima del 1996, quindi con regime misto.
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