Millennial e Gen Z negli Stati Uniti ritrovano voce nella vittoria di Zhoran Mamdani. Sognano una società diversa e chiedono più giustizia sociale. Il racconto di Nicola Villa, autore di un libro sul nuovo sindaco della Grande mela

A New York un giovane socialista ha trasformato la precarietà in forza politica, vincendo la sfida per il municipio più difficile d’America. Si chiama Zohran Mamdani e la sua storia parla di giustizia sociale, redistribuzione e partecipazione dal basso. Ne abbiamo discusso con Nicola Villa, autore del libro Zohran. Sindaco a New York per l’uguaglianza. Lezioni per le comunali italiane (Altreconomia ed.),

Nel tuo libro descrivi Mamdani come un «millennial in mobilità discendente», capace però di trasformare la precarietà in una risorsa politica. Quanto c’è di generazionale nella sua vittoria?

Quella definizione a mio avviso riassume bene la condizione di una generazione nata tra la fine degli anni 80 e i primi 90. Sono persone che sanno di non poter raggiungere il livello di reddito o di stabilità dei propri genitori, ma che proprio da questa consapevolezza traggono la spinta a organizzarsi. Mamdani è riuscito a trasformare questa fragilità in forza politica: invece di inseguire l’illusione del successo individuale, ha scelto la via collettiva, quella dell’attivazione e della solidarietà. È una generazione che non crede più nel mito del self made man, ma nel “ce la facciamo insieme”.

Ricordiamo Bhaskar Sunkara e la “maledizione” del sindaco di New York: nessuno è mai riuscito a trasformare quella poltrona in un trampolino nazionale. Eppure, Mamdani arriva in un momento cruciale: il suo modello può davvero pesare nella sfida del Midterm e riportare al voto anche i delusi dai Dem?

Si dice che la carica più difficile degli Stati Uniti, dopo quella del presidente, sia proprio quella del sindaco di New York. La storia, è vero, insegna che nessun sindaco è mai riuscito a usare quella posizione come trampolino nazionale. Nel suo

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