Un vasto movimento di protesta guidato dai giovani sta riportando al centro del dibattito nazionale in Marocco questioni fondamentali come la giustizia sociale, i diritti basilari e la legittimità politica. Conosciuto come Generazione Z 212, in riferimento al prefisso telefonico internazionale del Paese, il movimento è nato sulla spinta di decenni di emarginazione, disoccupazione, carenze nei sistemi sanitari ed educativi e da una corruzione diffusa. La scintilla decisiva è stato un tragico episodio avvenuto alla fine di settembre scorso in un ospedale pubblico nella città di Agadir. Nel giro di poco tempo otto donne sono morte nel reparto di ostetricia a causa delle pessime condizioni in cui versa la struttura e per la mancanza di assistenza sanitaria adeguata. Per i Gen Z 212 non c’era più margine di sopportazione. Mentre scuole e ospedali restano fatiscenti e sotto finanziati in tutto il Paese, il governo di Rabat ha destinato almeno 20 miliardi di dirham (2 miliardi di dollari) alla ristrutturazione e alla costruzione degli stadi di calcio in vista della coppa del mondo del 2030. La rabbia per la morte delle otto donne si è trasformata rapidamente nella rivolta sociale dei giovani a Rabat, Casablanca, Fès, Marrakech, Taroudant, Salé e Oujda.
Ma chi sono questi manifestanti? Ciò che distingue la Generazione Z 212 non è solo la quantità delle adesioni e la diffusione geografica capillare, ma anche la sua capacità organizzativa digitale, che unisce rivendicazioni sociali e mobilitazione tecnologica. Il movimento rappresenta una nuova forma di azione politica in cui la tecnologia diventa uno strumento di liberazione. Brevi video, meme e dibattiti online hanno creato una sfera pubblica alternativa, lontana dai media ufficiali che hanno cercato di oscurare il movimento. I social network Per continuare la lettura dell'articolo abbonati alla rivistaQuesto articolo è riservato agli abbonati
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