Sfidando manganellate e censura, decine di migliaia di adolescenti nepalesi hanno protestato contro la corruzione dei politici fino a far cadere il governo, ispirando un movimento globale che ha superato i confini nazional

In Nepal, dove le montagne sembrano assorbire e restituire ogni tensione collettiva, le proteste giovanili sono cominciate come un brusio appena percettibile. Prima dei cortei, prima degli slogan, c’erano i video che circolavano online: frammenti di vita quotidiana che diventavano, con una rapidità inattesa, segnali di un’insofferenza più profonda. Sembrava il riflesso di una generazione che, pur cresciuta in un Paese attraversato da crisi politiche cicliche, aveva trovato un nuovo modo per misurare l’ingiustizia: osservando le vite scintillanti dei figli dei politici, i cosiddetti nepo babies, in un contesto di inflazione, carenza di opportunità e disuguaglianze ormai radicate. Quando le autorità hanno deciso di bloccare i social network, nessuno ha creduto che si trattasse solo di una misura tecnica. L’atto ha avuto l’effetto opposto: non ha spento il malcontento, lo ha dichiarato apertamente. Le ragioni del divieto non sono mai state chiarite dal governo, lasciando spazio all’idea che si volesse silenziare proprio quel flusso crescente di critiche che nelle settimane precedenti aveva cominciato a infiltrarsi ovunque. Rose Kandel, giovane analista economica e attivista, lo ricorda così: «Secondo un report di TikTok, sono stati rimossi almeno 100.000 post che denunciavano lo stile di vita lussuoso dei cosiddetti “nepo babies”». Per molti, queste rimozioni sono state la conferma definitiva che lo scontro non riguardava un’applicazione, ma un’intera generazione. Kandel insiste su un punto: il Nepal è un Paese giovane, tanto nei numeri quanto nelle aspettative. Oltre 29 milioni di abitanti, età media 25 anni. Una società in cui il peso demografico dei più giovani non coincide con la loro influenza politica. «La questione dei “nepo babies” non è nuova: ci sono state proteste simili anche nelle Filippine e in Indonesia», spiega. «Penso che spesso si sottovaluti la capacità dei giovani di comprendere quando i governi o gli adulti agiscono in modo sbagliato. Anche noi siamo in grado di riconoscere la corruzione, e abbiamo valori in cui crediamo».

Il contraccolpo al blocco dei social è arrivato la sera

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