Lo scrittore Kurt Vonnegut è il mio eroe culturale, e vorrei che lo fosse per tutti i lettori. Questo scintillante libretto – Quando siete felici, fateci caso (Minimum Fax) – ne è una prova. A metà tra Adorno e Woody Allen, tra critica della società e gusto della battuta.
A volte è puro cabaret, venato sempre da una saggezza filosofica o persino da un soffio metafisico-surreale: «Quando le cose vanno bene per diversi giorni di fila, è un incidente esilarante», o «Dobbiamo costantemente buttarci giù dagli strapiombi e farci crescere le ali mentre precipitiamo». Altre volte ci imbattiamo in una riflessione sulla nostra civiltà: ciò che è andato storto è che «troppe persone obbediscono al Codice di Hammurabi – occhio per occhio, dente per dente».
Ogni azione violenta celebra il Codice. Unico antidoto, per un laico non credente come Vonnegut, è il Discorso della Montagna di Gesù Cristo: «di regola io ne conosco una sola: bisogna essere buoni, cazzo». Il mondo contemporaneo, il progresso tecnologico non gli piace: «Non cercate di crearvi una famiglia allargata fatta di fantasmi trovati su Internet». Fino a sfiorare una visione apocalittica: «La buona terra – avremmo potuto salvarla, maledizione, ma siamo stati troppo avari e pigri».
Eppure Vonnegut non dispera mai, è troppo americano per indulgere al nichilismo o alla retorica del bel tempo passato. Riferendosi alle nuove generazioni così si esprime: «Non sono indifferenti, non sono apatici. Stanno solo portando avanti l’esperimento di fare a meno dell’odio». La sua è una filosofia stoicheggiante, che ci invita a concentrarci sul presente, dare valore a ciò che si ha, prestare attenzione alle piccole cose, insomma “ricordarsi di vivere”(per usare una espressione di Hadot).
Quando d’estate erano seduti all’ombra di un melo a bere limonata lo zio Alex diceva «Cosa c’è di più bello di questo?». Ecco, se non abbiamo esperienza di momenti di concreta felicità per quale motivo dovremmo opporci all’esistente e combattere il potere?