Una grande mostra italiana su Eadweard Muybridge (1830 – 1904), il fotografo che “inventò” il movimento, influenzando con le sue immagini Degas e gli artisti del suo tempo e anticipando la nascita del cinema. A proporla a Milano (fino al 1 ottobre) è la Galleria Gruppo Credito Valtellinese.
In tutto, l’esposizione raccoglie 80 scatti a cura di Leo Guerra e Cristina Quadrio Curzio, per raccontare l’avventura personale e professionale di Muybridge. Si parte dai suoi celebri nudi che volteggiano sugli attrezzi ginnici, passando poi anche i ruggiti nervosi di un leone, ai passi a quattro zampe di una scimmia, alla corsa di un uomo, fino all’abbraccio di un bimbo e sua madre.
Muybridge, inglese emigrato negli States, ebbe si avvicinò per la prima volta alla fotografia quando documentò la potente bellezza del Parco Nazionale di Yosemite. In seguito spinto dalla curiosità cercò di verificare se, durante una corsa al galoppo, ci fosse un momento in cui tutte e quattro le zampe del cavallo fossero contemporaneamente alzate rispetto al suolo, come le aveva dipinte, per esempio, l’artista francese Théodore Géricault nel dipinto Il Derby a Epson (1821).
Ovviamente il mezzo perfetto per risolvere il dilemma era la macchina fotografica. Così, utilizzando 24 fotocamere collegate ad altrettanti fili lungo il percorso, Muybridge riuscì a ottenne una sequenza di immagini che documentavano con assoluta precisione il movimento dei cavalli. L’esperimentò confermò che per alcuni istanti effettivamente il corpo dell’animale rimaneva, sollevato dal suolo, come sospeso, ma, allo stesso tempo, mostrò anche che il movimento delle zampe era del tutto diversa o da quello che, fino ad allora, avevano immaginato gli artisti nei loro quadri.
«Le fotografie di Muybridge rivelano chiaramente gli errori in cui sono incorsi tutti gli scultori e i pittori quando hanno voluto rappresentare le diverse andature del cavallo» decretò entusiasta il poeta e scrittore Paul Valéry.
Presto le sue foto divennero conosciute e molti artisti, tra i quali Degas, capirono che la fotografia poteva essere, più che un concorrente nella rappresentazione della realtà, una fonte attraverso la quale andare oltre la normale capacità visiva dell’uomo e imparare. Fu così che divenne comune trasporre dalle foto non solo il movimento invisibile all’occhio umano ma anche altri aspetti della realtà, arrivando addirittura talvolta anche a dipingere direttamente sull’immagine fotografica.
«Solo la fotografia ha saputo dividere la vita umana in una serie di attimi, ognuno dei quali ha il valore di una intera esistenza…»
Eadweard Muybridge
Dopo i cavalli, gli uccelli in volo e il movimento degli animali dello Zoo di Philadelphia, per Muybridge il soggetto principale da immortalare diventò l’essere umano. Famosissimi sono i suoi nudi in movimento, fotografati su uno sfondo con una griglia disegnata, mentre correvano, salivano le scale o portavano secchi d’acqua.
Con la collaborazione dell’Università di Pennsylvania, Muybridge mise a punto lo Zoopraxiscopio, uno strumento simile allo Zootropio, un dispositivo ottico per visualizzare immagini e disegni in movimento, proprio come al cinema.
Nella mostra oltre agli storici scatti di Muybridge, è stato ricostruito anche il set che egli usava per gli scatti in piano sequenza.
La gallery è a cura di Monica Di Brigida