IL RUSPANTE LEGHISTA
Fedele di Matteo Salvini che con le sue ruspe promette via social di regalarci un mondo finalmente libero da migranti fannulloni mantenuti a spese degli italiani, rom e diktat europei. Lotta per costruire muri contro l’invasione, dà profondità linguistica al suo pensiero distinguendo fra clandestini e non, cita Farage e Le Pen. Bersagli preferiti: gli stranieri (che rubano lavoro), i politici di sinistra (che vogliono trasformare l’Italia in una colonia africana). Feticci: la felpa con nome di città, Putin uomo forte, fico e virilissimo.
L’UOMO QUALUNQUE A 5 STELLE
Cita Beppe Grillo, scova complotti (che ci vogliono nascondere) nei siti più torbidi del web, sa tutto sulle scie chimiche che avvelenano l’aria, insulta i giornalisti servi del potere che inquinano la verità, smaschera politici corrotti e arraffoni, combatte le lobby (anche quella dei malati di cancro), inneggia alla democrazia diretta e al potere della rete. Bersagli preferiti: i piddini, il Pd meno elle, Berlusconi “il nano” prima, Renzi ora e poi tutti gli altri non grillini. Feticci: Gianroberto Casaleggio, la decrescita felice, il Blog, da intendersi come entità superiore in grado di disvelare le verità ultime della vita terrena.
IL TROLL PIDDINO
Figura a metà fra realtà e fantascienza. Viene alla luce grazie a un post-j’accuse di Grillo intitolato “Schizzi di merda digitali” dove si accusava il Pd di pagare dei commentatori per trollare i 5stelle. D’altronde il movimento ha segnato un cambio di passo nella comunicazione web dei dem che sono corsi ai ripari organizzandosi in gruppi dai nomi epici come “300 spartani”. Oggi, nei tempi bui dell’era Renzi spesso sui social c’è da difendere l’indifendibile: Jobs Act, Buona Scuola, Italicum e riforma del Senato. Cavalli di battaglia da sfoggiare: viva le riforme, è la volta buona, con Renzi siamo all’ultima spiaggia, abbiamo preso il 40,8%. Segni particolari: colpiscono e uccidono a colpi di hashtag, spesso coniati proprio dal segretario-premier, ricordate #staisereno?
IL GAFFEUR CANDIDATO ALLA CASA BIANCA
Più che troll, Donald Trump, è un disastro e una star di twitter: polemizza usando toni eccessivi e, poi, ricordandosi di essere candidato alla Casa Bianca, fa marcia indietro. Ma intanto ha 11 milioni di follower – molti potrebbero essere non veri. Ogni stratega elettorale intervistato però consiglia: toglietegli quell’account dalle mani o licenziate chi lo gestisce. La caratteristica di @RealDonaldTrump è quella di uno che non le manda a dire e colpisce sotto la cintura. Come nello scontro con Joe Scarborough, conduttore di Morning Joe, su Msnbc. A “Morning Joe” Trump da dello squilibrato in preda a una crisi di nervi, rivela della sua relazione con la conduttrice Mika Brzezinski e ricorda a tutti come lo share della trasmissione sia in calo. Se sia vero o meno non conta. Nei tweet in cui ci si riferisce a Clinton, non manca mai il nomignolo “crooked”, (corrotta, disonesta). La gaffe più grave è forse quella di un fotomontaggio in cui si usava una stella ebraica gialla per insultare Hillary. Ma ha importanza? Forse no: il successo di Trump è dovuto al fatto che chi lo vota ha sempre detto che gli piace perché “parla come me”. Ecco, in una rete popolata da troll ed hate speech, Trump parla proprio come molti altri.
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