“Abbiamo approvato il documento all’unanimità. Adesso iniziamo la battaglia per i referendum!”. Marina Boscaino, conclude così, con un sorriso, nonostante la stanchezza per la lunga giornata, l’assemblea nazionale promossa dai Comitati Lip (legge di iniziativa popolare) che si è tenuta ieri a Roma. Spetta a questo combattivo gruppo (qui tutti i partecipanti e il documento conclusivo) di associazioni, movimenti, reti di docenti e studenti il compito di portare avanti una mobilitazione contro la legge 107 che, secondo i promotori, dovrà sfociare nella prossima primavera in una campagna referendaria. All’assemblea erano presenti rappresentanti di Flc Cgil, Cobas, Unicobas, Usb e come movimenti politici, Sinistra italiana, Prc, M5s, Altra Europa per Tsipras, Possibile e Azione civile. Ma soprattutto erano presenti rappresentanti dei Comitati dei referendum per l’acqua pubblica e del Coordinamento per la Democrazia costituzionale che ha già presentato due quesiti in Cassazione per l’abrogazione dell’Italicum.
I referendum contro la legge 107
Così, a pochi mesi dall’inizio dell’anno scolastico, nel caos normativo tra deleghe ancora in bianco, polemiche sui comitati di valutazione e assunzioni della fase C allarmanti (il caso di Genova qui), i referendum cominciano a prendere forma. Libertà d’insegnamento minacciata dal preside manager, privilegi alle private e diritti degli studenti (alternanza scuola-lavoro e curriculum on line), i temi dei quesiti.
Archiviato il tentativo di Possibile di Civati che non è riuscito a raccogliere le firme necessarie – tentativo peraltro contestato fin da subito dal mondo della scuola -, adesso si tratta di preparare la campagna con molta calma e determinazione. E’ quanto è emerso ieri durante l’assemblea, introdotta dalla relazione del costituzionalista Massimo Villone che insieme ai colleghi Bruno De Maria e Andrea Morrone fa parte del comitato tecnico scientifico (anche con rappresentanti Lip). Il giurista ha ipotizzato i quesiti referendari che mirano all’abrogazione di alcuni punti-chiave della 107 e che in sostanza la svuotano dei suoi contenuti più “pesanti”.
Obiettivo: coinvolgere tutti gli italiani
Ma i quesiti devono arrivare al maggior numero di persone possibile, questa la parola d’ordine sottolineata in molti interventi. “Dobbiamo riuscire a parlare a 50 milioni di persone e convincerne a votare almeno 25”, ha detto Giovanni Cocchi, del comitato Lip di Bologna, un professore noto per aver ingaggiato a metà maggio un “duello” virtuale con Matteo Renzi (qui), rispondendo punto per punto allo spot della Buona scuola con il presidente del Consiglio.
Ebbene, ieri Cocchi ha detto che se dovesse scegliere, sceglierebbe il quesito sulla libertà d’insegnamento essendo il più “comunicabile” all’esterno. I temi della 107 che potrebbero finire nei quesiti, come riporta il documento conclusivo dell’assemblea sono questi: “libertà di insegnamento contro i poteri del dirigente manager. Diritti degli studenti. Sostegno e difesa per la scuola della Costituzione, gratuità, democratica, laica, pluralista e inclusiva, finalizzata ai principi di uguaglianza e solidarietà di tutte le cittadine e i cittadini; discutendo – in seguito alla relazione del prof. Massimo Villone – quesiti relativi a: chiamata diretta degli insegnanti, ambiti territoriali, abolizione della titolarità; comitato di valutazione e premio di merito; alternanza scuola-lavoro; curriculum dello studente; school bonus”. Più difficile invece l’abrogazione totale della legge, come hanno sottolineato alcuni rappresentanti sindacali.
A gennaio via al comitato promotore
“Un referendum non della scuola, ma per la scuola, come strumento dell’interesse generale”, questo l’appello lanciato dall’assemblea a tutte le forze della scuola invitandole a entrare nel comitato promotore “che deve essere il più ampio possibile”, si legge nel documento. Intanto il prossimo appuntamento è fissato per gennaio a Napoli. In quell’occasione sarà costituito il comitato promotore che individuerà i quesiti da proporre. E poi via alla raccolta delle firme. Forse la rete referendaria – più estesa, con Fiom e altri soggetti – abbraccerà altri temi, come quelli contro il Jobs act e lo Sblocca Italia.
Così, mentre il presidente del consiglio “premia” i diciottenni con il bonus da 500 euro simile a quello dei prof – di ruolo, perché ai precari non tocca nulla – come un fiume carsico comincia a scorrere il movimento dei referendum. Un movimento lento, ma fino adesso per niente improvvisato. Anzi, si avverte dietro una grande riflessione e molto studio. Del resto, a promuoverlo sono gli insegnanti stessi che, quanto a studio, ne sanno qualcosa.