Accolgono i turisti in strutture storiche, spesso di lusso.E grazie alle agevolazioni sull’Imu, applicano tariffe ultracompetitive, ai limiti della concorrenza sleale. Solo a Roma, su un totale di 1.041 fra hotel, bed & breakfast e residence, le strutture alberghiere degli enti religiosi sono poco meno di 300, con una capienza stimata tra i 13mila e i 15mila posti letto. Se ne trovano per tutte le tasche: si va dal palazzo del 1400 delle suore Brigidine a piazza Farnese (una ventina di stanze, mobili di pregio, grandi tappeti, volte affrescate e cappella sfarzosa, 160 euro in doppia), al casale dei frati trappisti immerso nel verde del quartiere Eur (80 camere, vasto giardino curato, due ristoranti, 80 euro a notte), fino alla struttura modernissima gestita dalle sorelle del Preziosissimo sangue a pochi passi dalla basilica di San Pietro (con un luogo di preghiera dalle originali volte e mosaici, 90 euro a stanza), o anche un ostello in largo dello Scautismo, zona piazza Bologna, per una clientela giovane (con prezzi dai 27 ai 95 euro). Alcuni di questi enti possiedono una vera e propria fortuna immobiliare. L’Ordine del SS. Salvatore di Santa Brigida, ad esempio, è presente in 19 Paesi, con ben 50 strutture, di cui 6 solo in Italia e 3 a Roma.
Partendo da 10 casi concreti, Left ha fatto una stima dell’Imu che le case per ferie dovrebbero pagare se non fossero agevolate. Si aggira intorno ai 20 milioni.
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