In questo momento la tenuta del Prodotto interno lordo del Paese è sostenuta, in sostanza, dal solo turismo e dai servizi. Lo dimostrano i dati del Centro studi di Confindustria. Per un Paese industriale come il nostro questo fatto dovrebbe far suonare forte l’allarme in tutto l’universo politico. Ma non è così

Il Report “Congiuntura Flash”, pubblicato dal Centro studi di Confindustria, del mese di maggio presenta un’immagine molto chiara dell’andamento dell’economia italiana nel primo trimestre di questo 2024.
La possiamo immaginare come una foto in bianco e nero e senza sfumature. L’economia sì, cresce. Ma in modo pericolosamente disarmonico. Le prime righe del Report sintetizzano questo processo in modo lapidario: «Nel 1° trimestre 2024 il Pil italiano è cresciuto (+0,3%), anche se la produzione dell’industria e i consumi di beni si sono contratti. In positivo il turismo (su livelli record), i servizi (in moderata crescita) e l’export netto. Agiscono negativamente i problemi nei trasporti mondiali di merci, l’energia ancora cara, i tassi ai massimi. La fiducia di famiglie e imprese è in calo».

Sullo sfondo, il prezzo del petrolio, ancora alto seppur sulla via della moderazione e l’inflazione, bassa in Italia nel mese aprile, +0,8, ma la cui discesa si è fermata nell’Eurozona (+2,4%), con la “Core” – dalla quale è escluso l’andamento dei prezzi di beni energetici e alimentari – alta (+2,7%) rispetto alla soglia ottimale del +2,0%.
Il risultato di questo insieme è il calo della domanda interna, segnato dalla frenata dei consumi, in particolare di beni, confermata dalle vendite al dettaglio che vanno giù del -0,4% nel primo trimestre.

Vogliamo, però, qui concentrarci su un dato concretamente allarmante. Spiega il Report che «a marzo si è avuta un’ulteriore flessione di RTT nell’industria – il Real Time Turnover Index è un indicatore che traccia la dinamica del volume di attività economica in Italia, basato sui dati di fatturazione elettronica delle imprese, adottato dal Centro Studi Confindustria nel 2023 -, dopo quella lieve di febbraio; insieme al calo delle scorte, ciò è coerente con la riduzione registrata dalla produzione (-0,5% a marzo, -1,3% nel 1° trimestre). Per aprile, indicatori tutti negativi: l’HCOB PMI – che misura la salute dei settori manifatturiero e dei servizi – è scivolato di nuovo in area di contrazione (47,3 da 50,4) […] mostra un lieve peggioramento delle attese sulla produzione; continua l’altalena, su bassi livelli, della fiducia delle imprese manifatturiere».

Dati che sono, d’altronde, coerenti con quelli sulla Cassa integrazione elaborati dal nostro Centro Studi di Lavoro&Welfare, i quali registrano che, nel primo trimestre del 2024, sono state autorizzate oltre 135 milioni di ore di Cig, ossia il 7,03% in più rispetto allo stesso periodo del 2023.
Nel 2024, fino a marzo, i settori che richiedono più ore sono quello Meccanico, il Metallurgico, il Commercio, il Tessile e la Chimica.

Insomma, in questo momento la tenuta del Prodotto interno lordo del Paese è sostenuta, in sostanza, dal solo turismo e dai servizi. Per un Paese industriale come il nostro questo fatto dovrebbe far suonare forte l’allarme in tutto l’universo politico. Non abbiamo l’impressione che sia così.

IL FERMAGLIO di Cesare Damiano, già sindacalista e parlamentare in tre legislature, è stato ministro del Lavoro ed è presidente dell’associazione Lavoro & Welfare

Nella foto: manifestazione sindacale unitaria per il futuro di Stellantis, Torino, 12 aprile 2024 (Marioluca Bariona)