La necessità di un nuovo paradigma politico ed economico, le soluzioni possibili per stabilizzare la temperatura della terra, il rifiuto di ogni credenza. Il fisico climatologo fa il punto sulla lotta al climate change. Lo abbiamo incontrato prima della sua lectio al festival Con-vivere
Come cambia il clima e come dobbiamo cambiare noi? Sono gli interrogativi cruciali di questi nostri tempi ed è anche il tema della conferenza che Antonello Pasini, fisico climatologo del Cnr e docente di Fisica del clima all’università Roma Tre, tiene al festival Con-vivere a Carrara il 7 settembre. Pasini è molto impegnato nella divulgazione scientifica ed è autore di saggi sulla crisi climatica, tra cui L’equazione dei disastri: cambiamenti climatici su territori fragili (Codice edizioni). Lo abbiamo intervistato.
Antonello Pasini
Professor Pasini, nel libro lei evidenzia che una delle cause del negazionismo climatico e dell’atteggiamento di chi minimizza in buona fede l’impatto dei cambiamenti climatici è la scarsa cultura scientifica in Italia e in primis un equivoco alla base tra i concetti di clima e meteo. Ci può spiegare meglio? Molte persone tendono a interpretare cosa succede senza nessuna cultura scientifica, si tende a generalizzare e a far coincidere le proprie esperienze particolari con una tendenza generale di lungo periodo, incappando così in un forte bias cognitivo. Questo non va bene. Il clima ha una sua variabilità naturale, per cui ci può essere un anno più caldo o un anno più freddo, un’estate più calda o una più fredda. Ma quello che bisogna andare a vedere è la tendenza di lungo periodo, perché è su questa variabile che si misura il cambiamento climatico. Quindi una volta gli eventi estremi erano meno frequenti? Anche decenni fa c’erano i forti temporali, le burrasche, le ondate di calore e altri fenomeni climatici estremi, ma quanto erano più forti e quanto erano più frequenti lo si vede soltanto andando a vedere i dati. Ed è questo che facciamo noi scienziati: analizziamo il passato e riscontriamo, per esempio, che questo riscaldamento globale recente non ha precedenti storici. E questo dà un’idea di quello che sta succedendo, della gravità della situazione. Poi, certamente, ci sono quelli che dicono “Annibale ha passato le Alpi con gli elefanti”, “la Groenlandia è chiamata terra verde, allora vuol dire che una volta faceva caldo”. Ma le nostre analisi di dati in serie riscontrano come quei riscaldamenti abbiano colpito solo singole regioni del globo e siano compatibili con una variabilità naturale del clima. Il riscaldamento globale attuale colpisce il 98% della superficie terrestre nello stesso momento, è ubiquitario e sincrono. Questo vuol dire che ci dev’essere qualche elemento esterno che spinge tutto il sistema a cambiare e che contribuisce ad aumentare le temperature globali. E noi sappiamo benissimo quale sia questo elemento.

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