Un anno fa in questi stessi giorni Matteo Renzi aveva appena vinto le primarie e si accingeva a tranquillizzare l’allora premier Enrico Letta con un tweet destinato a entrare nella storia del machiavellismo alle vongole. Nel Partito democratico era in pieno svolgimento l’assalto al carro del vincitore e già molti di quelli che avevano creduto alla “rivoluzione renziana” cominciavano ad avere più di un dubbio attorno alla sua effettività.
Negli uffici delle procure di Roma, Venezia e Milano si accumulavano le carte che di lì a qualche mese avrebbero svelato al Paese che Tangentopoli era Disneyland in confronto. E in qualche milione di italiani sempre più smarriti maturava lo stato d’animo che li avrebbe indotti a sommarsi a quegli altri milioni di “già disgustati” che da tempo avevano deciso di disertare le urne. Sullo sfondo si udiva uno sciabordare d’acqua a tratti coperto da grida disperate di aiuto e molti di noi s’aggrappavano come naufraghi all’operazione Mare Nostrum. Ci dicevano, come a dire il vero altre volte in passato: “Ma sì, a volte riusciamo a essere ancora un grande Paese”.
Un anno dopo, oggi, ci aggiriamo più annoiati che smarriti tra le macerie. Ormai assuefatti all’idea che un luogo dove ritrovarsi non solo non c’è mai stato, ma non sarà facile trovarlo. Perché se prima il distacco dei partiti dalla società era avvertito come un problema, adesso è teorizzato e anche praticato come metodo moderno e addirittura innovativo. Se le cose non quadrano, si invia il commissario. Come se non bastasse, tra i contestatori più visibili di questa versione sbarazzina del centralismo burocratico, troviamo anche quanti l’avevano praticato in modo solo un po’ più ipocrita quando erano maggioranza e lasciavano proliferare quel sistema marcio che oggi mette in difficoltà i loro pur astutissimi e innovativi successori.
Nel frattempo, mentre guidavamo l’Europa, e “mostravamo i pugni” in economia, abbiamo disciplinatamente accettato la richiesta europea di interrompere i salvataggi in mare, anzi di limitarli alla distanza di 30 miglia dalla costa, e siamo in attesa della prossima catastrofe umanitaria per completare l’inventario dei sinonimi di “vergogna”.
Salutiamo, più precisamente mandiamo alla malora, questo 2014, con la speranza che nell’anno che verrà quel luogo, un luogo, prenda o riprenda forma. E, soprattutto, che sia meglio frequentato. Auguri.