L’appello lanciato durante un’assemblea indetta dai cittadini e dal sindacato si è presto diffuso in Rete. Obiettivo: una manifestazione per spingere Ferrovie a ritrattare il piano di dismissione di treni e traghetti. Il giorno di San Valentino l’intera regione si è unita in corteo.

Da giugno i treni a lunga percorrenza che collegano la Sicilia al Continente potrebbero non esserci più: le tratte per Roma e Milano rischiano di essere tagliate, e con loro i traghetti che attraversano lo Stretto. È quanto annunciato da Ferrovie lo scorso 2 febbraio.

A Messina non ci stanno: «A noi piace essere isolani, non isolati» rivendica Francesca Fusco, sindacalista Or.s.a. (Organizzazione sindacati autonomi e di base). Almeno una volta al mese Francesca va a Roma per motivi di lavoro e rabbrividisce all’idea di come sarà il viaggio che già adesso è un’impresa. E non è l’unica, a Messina è nato un comitato: #ilferribottenonsitocca.

L’appello lanciato durante un’assemblea indetta dai cittadini e dal sindacato si è presto diffuso in Rete. Obiettivo: una manifestazione per spingere Ferrovie a ritrattare il piano di dismissione di treni e traghetti. Così, il giorno di San Valentino l’intera regione si è unita in corteo. E non sono mancati i vicini e dirimpettai calabresi come i portuali di Gioia Tauro e i cittadini dello Stretto. Tutti in piazza per un “no” alla dismissione della rotaia, e un “sì” all’investimento: «Dateci la possibilità di essere competitivi. La nostra isola potrebbe essere collegata al resto del mondo con poco, se solo Ferrovie volesse».

Alla paura dell’isolamento si aggiunge quella del rischio occupazionale: con la dismissione un indotto di oltre 150 addetti entrerebbe in esubero. «La volontà politica di Ferrovie è quella di dismettere, per- ché investire in Sicilia non conviene. Soprattutto nell’area dello Stretto», racconta Francesca. Dal 1997 a oggi, di 15 treni quotidiani a lunga percorrenza ne sono rimasti 5, di cui 2 notturni. Quanto è legata questa vicenda, alla costruzione del ponte sullo Stretto? «Rfi è azionista della società che dovrebbe costruirlo. La dismissione dell’area inizia in concomitanza con il progetto sullo Stretto e la partecipazione di Rfi alla società, in virtù del fatto che non avremmo più traghettato ma avremmo costruito il Ponte».

Un’altra gatta da pelare per il governo Renzi. E per il ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi che il 16 febbraio ha ricevuto i sindaci siciliani e l’assessore regionale alle Infrastrutture Giovanni Pizzo. Dopo l’incontro è arrivata la nota stampa di Ferrovie: è retromarcia, niente tagli. Ma il sindacato non si fida: «A noi ancora non è arrivata nessuna comunicazione». E annuncia: il 25 marzo si torna in piazza.