La poetessa dei Navigli ha vissuto gran parte della propria vita nel posto sbagliato, quando quei posti, purtroppo, esistevano ancora. Con le sue esperienze, i suoi dolori, le sue quotidianità, attraverso la sua infinità mistica poeticità ha regalato scorci meravigliosi d'infinito.

Questa volta, illustriamo una diversa accezione dell’espressione “eterni secondi”. Lo dedichiamo a un personaggio che ha vissuto gran parte della propria vita nel posto sbagliato, quando quei posti, purtroppo, esistevano ancora.

Arricchiamo la collezione omaggiando l’arte liberale della poesia e colei che riteniamo esserne una delle massime rappresentanti del ‘900: Alda Merini, poetessa dei Navigli. Lo dedichiamo all’artista, alla donna e alla persona che con le sue esperienze, i suoi dolori, le sue quotidianità, attraverso la sua infinità mistica poeticità ha regalato scorci meravigliosi d’infinito.

Milanese, figlia di quella borghesia arrancante che s’indaffarava operosa durante il regime, sotto i bombardamenti, per garantire la città alla propria prole. Bambina vispa e studiosa, diventò subito una poetessa. Era donna lombarda nata di primavera, stagione di fiori, mutamenti, luce. L’esordio editoriale la prese giovanissima, ancor prima di conoscere le ombre che per tutta la vita attanagliarono la sua mente. All’età di 16 anni, Alda fu rinchiusa, per la prima volta, in unaclinica psichiatrica. Esperienza che racconterà a più riprese e in differenti stili nelle sue opere.

Nel 1953 Bompiani pubblica la Pazza della porta accanto, Alda diventa madre lo stesso anno. E proprio quando il suo esser donna è completo inizia il pubblico silenzio. Alda è internata. Le viene diagnostica la sindrome bipolare. A quei tempi Basaglia era ancora solo un giovane psichiatra e l’internamento era la cura normale per questa diversità. Alda si sentiva diversa, lo era. Si sentiva rea per la vitache viveva. Le porte dell’editoria rimasero chiuse per anni.

Il mondo letterario la ignora ma lei, navigando tra le sue ombre e i suoi fantasmi, continua a scrivere sostenuta dai pochi e sinceri amici che le restano vicini, ammiratori del suo essere fieramente Alda Merini. Quando poi, durante i primi anni 90, Alda, che sembra aver trovato una certa serenità, è riammessa nel mondo letterario, li ripaga snocciolando capolavori, poesie, aforismi, spesso accompagnati da supporti artistici di rara bellezza. Il male del secolo la colpisce alle ossa e Alda fisicamente ci lascia nel 2009. Una prospettiva diversa dunque sia dell’epica sia del concetto di sentirsi ingiustamente secondo. La nostra è una dedica sincera a chi ha raccontato il proprio stato d’animo creando emozioni danzanti percepibili solo se si ha la capacità di intuire, almeno un po’, l’ordine sconcertante del caos.

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