«Oggi una nuova sinistra passa solo dalla Grecia». Ha scritto così Giulio Cavalli, in una lettera appello nella quale si stupiva della mancata reazione di tutti quelli che oggi in Italia dicono di volerla costruire quella sinistra… e mentre lo scriveva io pensavo invece alla reazione meschina, perché altro termine non trovo, dei nostri politicanti (perché altro termine non trovo!) che in questi giorni si affannano a dichiarare che nulla accadrà all’Italia, che il contagio per il default della Grecia non ci sarà e che possiamo dormire sonni tranquilli. Ebbene noi di Left vi auguriamo di non dormirli quei loro sonni tranquilli. Mai. Di emozionarvi di fronte alla folla immensa di Atene, di pensare e ripensare sino a non riuscire a prender sonno, alle parole di Alexis Tsipras quando racconta cosa gli hanno detto quelli dell’Europa: «Avete 48 ore per accettare o rifiutare il nostro piano…» come fosse una roulette russa o un derby. Già, perché io, per esempio, non dormirei sonni tranquilli neanche pensando a chi ci governa oggi. Uno che in mezzo a tutto quello che accade twitta: “Il referendum non è derby Ue-Tsipras, ma euro-dracma. Questo è il punto”. Un derby. Solo lui poteva arrivare a tanto poco. E io non ci dormo. Da qui a domenica cambierà il mondo, però quello che titoliamo vale per sempre. Avanti popolo, greco in questo caso. Ma avanti popolo, sempre. “La democrazia non ha vicoli ciechi” ha detto Tsipras. «non vogliono spazzare via la Grecia dall’Eurozona, gli costerebbe troppo. Vogliono spazzare via questo governo che ha detto un chiaro e sonoro No alle politche di austerità». Vogliono dilapidare «un capitale politico», ha detto proprio così il premier greco. Il capitale politico di un governo che ha detto No e che chiede, passato più di un anno ad opporsi solo alla Troika, di dire No e di dirlo in tanti perché solo così si potrà tentare di invertire “democraticamente” la rotta disastrosa di cui abbiamo scritto infinite volte. Infinite volte Andrea Ventura vi ha raccontato del doppio contagio, finanziario e politico (ben più pericoloso) e di un atteggiamento mostruoso, di «una Santa alleanza contro ogni prospettiva di cambiamento che unisce oggi, come mai prima, le due grandi componenti, – i socialisti e i popolari – delle forze al governo in Europa» come ha scritto più di un anno fa Ernesto Longobardi.
Siamo arrivati a chiamare questa Europa, “quest’Europa qui” e l’abbiamo condannata per le morti nel Mediterraneo, per le quote obbligatorie. E ora per l’aut aut alla Grecia arriviamo a pensare e scrivere che “quest’Europa qui” non ha senso. Forse non bisogna neanche avere più paura a dirlo. Questa Europa qui non è l’Europa.
Ben venga allora la Grecia che rischia di uscirne per riaffermare rispetto e dignità e libertà. Ben venga il suo popolo chiamato a decidere. Ben venga la democrazia. Indimenticabili i ritratti di Nicolò Cavalli di Yanis Varoufakis e di Wolfang Schauble. Inevitabile la conclusione? Forse sì, tra le righe di quei ritratti c’era scritto. E allora al referendum greco «Il No deve vincere alla grande, con il 70, l’80%, chiede Tsipras, perché deve finire il “soffocamento”. Ci hanno tenuto in “condizioni di soffocamento” e questo, voglio essere sincero, non è un gioco». Lo ripete alla Tv nazionale, quella che ha riaperto da poco. «Dobbiamo superare la paura che ci schiacceranno. Ci hanno convinto che non abbiamo una prospettiva ma non è così. UN Paese non si schiaccia. Se noi vinciamo la paura, abbiamo tutta la dignità per farcela. La cultura è nata prima delle banche». Si preoccupa degli storici del futuro il premier greco, che non capiscano perché non si è riusciti a trovare un accordo, ma li assicura: viene prima il rispetto del diritto democratico di un popolo. Avanti popolo, allora.
Mesi fa abbiamo messo Yanis Vaorufakis in copertina chiedendoci se sarebbe riuscito a “salvare l’Europa” e nell’editoriale abbiamo paragonato quest’Europa dell’austerity all’infermiera di Qualcuno volò sul nido del cuculo, quella pronta a lobotomizzare il paziente disobbediente. Ma vi abbiamo avvertito, nel film c’è un indiano che si ribella e scappa. Si libera. Avanti popolo, allora.
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