Domenica scorsa Facebook mi ha ricordato che un anno fa ho stretto amicizia con Alessandro Gilioli, giornalista de l’Espresso. E per ricordarmelo mi ha riproposto una foto del luogo in cui ci siamo parlati per la prima volta. Eravamo entrambi al congresso dell’Associazione Luca Coscioni per la libertà di ricerca scientifica. Ci siamo individuati e chiusi in un bar. Un anno fa mi ha detto cosa avrebbe fatto di Left. Un pensatoio, una palestra di pensiero, anzi di pensieri. Un giornale bello, profondo, completamente diverso dal resto. Diverso da tutto quello che circola sul web. Storie idee personaggi. I Politici? Solo quando se lo meritano. Così mi ha detto. Parole importanti, grandi, di cui “ho fatto tesoro”. Tutto il tesoro di cui sono capace. Gli esiti? Non so, mi direte.
Left deve essere un pensatoio, una palestra di pensiero, anzi di pensieri. Un giornale bello, profondo, completamente diverso dal resto. Diverso da tutto quello che circola sul web. Storie idee personaggi.
I Politici? Solo quando se lo meritano.
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Questa settimana siamo difficili. Ci scuserete? Ne valeva la pena. Inutile semplificare cose che semplici non sono. Abbiamo deciso di pubblicare, quasi per intero, un saggio di Nadia Urbinati perché ci è sembrato proprio bello. Intelligente. Difficile sì, ma come dice l’autrice stessa, «se invece di parlare coi twitter discutessimo di queste visioni, delle concezioni che danno forma alla politica politicata, forse faremmo un miglior servizio alla nostra discussione pubblica».
Ci vuole del tempo per leggerlo, il piombo è tanto e lo stile non è giornalistico. Anzi lo stile è difficile. Ma il “pensatoio” serve a pensare. E pensare serve alla sinistra che vogliamo costruire. Non contenti abbiamo chiesto a Vincenzo Visco, ex ministro del Tesoro del governo Prodi I e II, D’Alema I e II e Amato II, di ragionare sul saggio della Urbinati perché a sostegno della sua tesi porta proprio la politica fiscale di Renzi che salta dagli 80 euro all’abolizione della tassa sulla prima casa. E poi, dopo tanto ragionare, ce ne siamo andati per strada. A vedere se tutto quel pensare coincideva con quello strano “buon senso” che spesso le cose le “sente” e basta, come ci racconta il signor Carlo nell’articolo di Isotta Galloni.
Abbiamo deciso di pubblicare, quasi per intero, un saggio di Nadia Urbinati che spiega come si sia passati dal Partito della Nazione al Partito Piglia-Tutto. Perché questa è l’evoluzione del Pd ai tempi di Renzi
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Dal Partito della Nazione al Partito Piglia-Tutto, questa è l’evoluzione del Pd ai tempi di Renzi: «Che fine fa il Partito della Nazione quando l’ideologia che lo armava non c’è più? Come in una chiesa senza più fede e fedeli, il partito-totale di oggi assomiglia a un involucro vuoto (del resto anche di iscritti), riempito da un partito che è per davvero solo e soltanto un Partito Piglia-Tutto, il cui obiettivo è quello di affastellare tutti i voti possibili, da tutte le parti della società». Questo scrive Nadia Urbinati. Un partito involucro vuoto in cui tutto viene confuso e poi fuso. Destra e sinistra. Misure di destra e misure di sinistra. L’importante è prendere tutto. Un partito-Totale che non ammette più il partito-Parte, nel senso di partigiano. E che ci porta dritti al «Destrinismo» in cui “vale tutto”. “Vale tutto” in America è uno sport (Vale todu). E va per la maggiore in questo periodo. In cui “vale tutto”: calci, pugni, schiaffi, morsi, tutto per vincere il combattimento. Niente escluso. Questo vorrebbero farci credere. Niente è più escluso. E qui da noi “vale tutto”. Vale anche resistere lì dentro (al partito) accecati dalla «strategia dei due tempi e delle due politiche – una per vincere (di destra) e una per fare le cose giuste (o di sinistra)», come se il partito e il Paese fossero «una casamatta tenuta da un gruppo granitico di dirigenti che manovrano le truppe per un fine che loro assicurano essere quello giusto», precisa la Urbinati. Ma non è vero, e la palestra di pensieri serve a questo. Occorre guardare la realtà con occhi diversi e poi scrivere. Di idee, storie e personaggi. Questa settimana non potevamo non tornare a raccontarvi di Jeremy Corbyn e delle “reazioni” alla sua vittoria. “Persino un’associazione di attivismo politico. Farei anche questo di Left”. Così mi ha detto il mio amico. Un anno fa.