Abruzzo e Sardegna sono arrivate ieri dopo il sì di Marche, Molise, Puglia e Basilicata. Il referendum abrogativo contro le trivelle si farà. Sono sei le Regioni che hanno finora approvato in consiglio la delibera per promuovere la consultazione, una più del numero minimo previsto dalla Costituzione. E altre potrebbero aggiungersi fino a lunedì 29: in particolare, devono ancora esprimersi, Veneto, Campania, Liguria, Umbria e Calabria, dopo di che il 30 settembre i quesiti saranno depositati presso la Corte di Cassazione perché la consultazione si svolga il prossimo anno.   Il No dell'Assemblea siciliana Annunciato ma non pervenuto, invece, il voto favorevole dell’assemblea regionale siciliana. Dopo l’adesione annunciata nel corso dell’assemblea alla Fiera dl Levante di Bari il 18 settembre, ieri l’Ars ha respinto sia il quesito riguardante l’articolo 38 dello Sblocca Italia del governo Renzi sia quello che abroga l’articolo 35 del decreto Sviluppo di Monti. Ago della bilancia, il voto contrario di quasi tutti i parlamentari siciliani del Pd (Crocetta compreso), che diversamente dai colleghi delle altre Regioni non hanno voluto esprimersi contro norme introdotte dai vertici nazionali del partito. Spaccando anche la maggioranza in Regione, dal momento che l’Udc, partito che sostiene Crocetta, si è espresso  a favore del referendum. «Chi ha votato per prostrarsi al diktat del governo nazionale e agli interessi delle compagnie petrolifere dovrà risponderne ai cittadini» hanno commentato gli esponenti del Movimento 5 Stelle all’Ars, e anche il deputato siciliano di Sel Erasmo Palazzotto parla di un Parlamento e un governo regionale che lavorano «per la tutela dei grandi interessi economici e non per la difesa degli interessi dei siciliani». triv Il fronte del Sì «Appartenere a un partito non significa accettare tutto quello che il vertice del partito ha deciso» ha detto invece Michele Emiliano dopo l’adesione del consiglio regionale pugliese. Lo scontro tra il governatore già segretario regionale del Pd e Matteo Renzi si è già manifestato su altri fronti, dalla localizzazione della Tap (la Trans European Pipeline che porta sulla spiaggia di Melendugno un enorme gasdotto) alla costruzione di nuovi inceneritori, ma come altri governatori Emiliano precisa che la questione riguarda l’esigenza di difendere le attribuzioni costituzionali delle Regioni, espropriate delle loro prerogative autorizzative dal decreto Sblocca Italia. In Abruzzo il sì alle due delibere sui quesiti è giunto ieri con il voto unanime del consiglio, che ha rivendicato di aver promosso per primo la via referendaria per evitare le trivelle offshore del progetto Ombrina Mare. Il mese scorso il ministero dell’Ambiente e quello dei Beni culturali hanno firmato il decreto di compatibilità ambientale per la realizzazione della piattaforma petrolifera al largo della costa abruzzese. La Regione Abruzzo si è sempre detta contraria all’impianto estrattivo manifestando accanto a cittadini e comitati NoTriv. «Oggi abbiamo alzato il livello visto lo Sblocca Italia. Dopo questa delibera, ci metteremo al lavoro perché cresca la mobilitazione affinché il governo rifletta » ha dichiarato in aula il presidente Luciano D’Alfonso dopo il voto di ieri.   Cinquestelle contro Realacci Mentre anche Secondo molti osservatori non è detto che dopo il deposito dei quesiti il referendum ci sarà: è più probabile che il governo - spinto dalla mobilitazione di Regioni e associazioni – decida di intervenire sulle norme in questione evitando così la consultazione. Un primo segnale è arrivato ieri dal presidente della commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci. Su facebook il deputato Pd ha spiegato che con il prezzo del petrolio sotto i 50 euro non ha senso cercarlo nei nostri mari. «La cosa migliore è proporre una moratoria e mi auguro che il governo lo faccia». Ma la richiesta fatta al governo costa a Realacci l’accusa di essere salito sul carro dei NoTriv dopo aver visto montare la protesta. «Siamo d'accordo con la proposta di moratoria - dice il deputato M5S Massimo De Rosa - ma ricordiamo che il famigerato decreto Sblocca Italia, che ha portato a nuove concessioni avallate da una commissione Via illegittima, scaduta e con palesi conflitti di interesse, è stato scritto dalle lobby del petrolio e sostenuto strenuamente da questa maggioranza di cui Realacci fa parte».

Abruzzo e Sardegna sono arrivate ieri dopo il sì di Marche, Molise, Puglia e Basilicata. Il referendum abrogativo contro le trivelle si farà. Sono sei le Regioni che hanno finora approvato in consiglio la delibera per promuovere la consultazione, una più del numero minimo previsto dalla Costituzione. E altre potrebbero aggiungersi fino a lunedì 29: in particolare, devono ancora esprimersi, Veneto, Campania, Liguria, Umbria e Calabria, dopo di che il 30 settembre i quesiti saranno depositati presso la Corte di Cassazione perché la consultazione si svolga il prossimo anno.

 

Il No dell’Assemblea siciliana
Annunciato ma non pervenuto, invece, il voto favorevole dell’assemblea regionale siciliana. Dopo l’adesione annunciata nel corso dell’assemblea alla Fiera dl Levante di Bari il 18 settembre, ieri l’Ars ha respinto sia il quesito riguardante l’articolo 38 dello Sblocca Italia del governo Renzi sia quello che abroga l’articolo 35 del decreto Sviluppo di Monti. Ago della bilancia, il voto contrario di quasi tutti i parlamentari siciliani del Pd (Crocetta compreso), che diversamente dai colleghi delle altre Regioni non hanno voluto esprimersi contro norme introdotte dai vertici nazionali del partito. Spaccando anche la maggioranza in Regione, dal momento che l’Udc, partito che sostiene Crocetta, si è espresso  a favore del referendum.

«Chi ha votato per prostrarsi al diktat del governo nazionale e agli interessi delle compagnie petrolifere dovrà risponderne ai cittadini» hanno commentato gli esponenti del Movimento 5 Stelle all’Ars, e anche il deputato siciliano di Sel Erasmo Palazzotto parla di un Parlamento e un governo regionale che lavorano «per la tutela dei grandi interessi economici e non per la difesa degli interessi dei siciliani».

triv

Il fronte del Sì
«Appartenere a un partito non significa accettare tutto quello che il vertice del partito ha deciso» ha detto invece Michele Emiliano dopo l’adesione del consiglio regionale pugliese. Lo scontro tra il governatore già segretario regionale del Pd e Matteo Renzi si è già manifestato su altri fronti, dalla localizzazione della Tap (la Trans European Pipeline che porta sulla spiaggia di Melendugno un enorme gasdotto) alla costruzione di nuovi inceneritori, ma come altri governatori Emiliano precisa che la questione riguarda l’esigenza di difendere le attribuzioni costituzionali delle Regioni, espropriate delle loro prerogative autorizzative dal decreto Sblocca Italia.

In Abruzzo il sì alle due delibere sui quesiti è giunto ieri con il voto unanime del consiglio, che ha rivendicato di aver promosso per primo la via referendaria per evitare le trivelle offshore del progetto Ombrina Mare. Il mese scorso il ministero dell’Ambiente e quello dei Beni culturali hanno firmato il decreto di compatibilità ambientale per la realizzazione della piattaforma petrolifera al largo della costa abruzzese. La Regione Abruzzo si è sempre detta contraria all’impianto estrattivo manifestando accanto a cittadini e comitati NoTriv. «Oggi abbiamo alzato il livello visto lo Sblocca Italia. Dopo questa delibera, ci metteremo al lavoro perché cresca la mobilitazione affinché il governo rifletta » ha dichiarato in aula il presidente Luciano D’Alfonso dopo il voto di ieri.

 

Cinquestelle contro Realacci
Mentre anche Secondo molti osservatori non è detto che dopo il deposito dei quesiti il referendum ci sarà: è più probabile che il governo – spinto dalla mobilitazione di Regioni e associazioni – decida di intervenire sulle norme in questione evitando così la consultazione. Un primo segnale è arrivato ieri dal presidente della commissione Ambiente della Camera Ermete Realacci. Su facebook il deputato Pd ha spiegato che con il prezzo del petrolio sotto i 50 euro non ha senso cercarlo nei nostri mari. «La cosa migliore è proporre una moratoria e mi auguro che il governo lo faccia». Ma la richiesta fatta al governo costa a Realacci l’accusa di essere salito sul carro dei NoTriv dopo aver visto montare la protesta. «Siamo d’accordo con la proposta di moratoria – dice il deputato M5S Massimo De Rosa – ma ricordiamo che il famigerato decreto Sblocca Italia, che ha portato a nuove concessioni avallate da una commissione Via illegittima, scaduta e con palesi conflitti di interesse, è stato scritto dalle lobby del petrolio e sostenuto strenuamente da questa maggioranza di cui Realacci fa parte».