Grandi nomi e talenti meno conosciuti alla biennale di FotoIndustria 2015, immagini patinate e connotate socialmente in mostra nella sede del museo della fotografia di Bologna e sparse per la città

Quattordici mostre in contemporanea per raccontare il mondo del lavoro e dell’industria, in tutti i suoi complessi aspetti, raccontati dal punto di vista di chi in fabbrica ci lavora, ma anche dal punto di vista del paesaggio industrializzato, che significa modernità, ma anche forte impatto sull’ambiente circostante, cambiamento del paesaggio naturale. Per realizzare questo viaggio nel mondo dell’industria il Mast di Bologna ha inviato alcuni dei più importanti fotografi internazionali che si sono occupati di questo tema, con stili e modalità espressive differenti.

Hein-Gorny
Hein-Gorny – Rogo-Strümpfe

 

Hong Hao
Hong Hao

Così dal 3 ottobre a Bologna, nella sede del museo della fotografia progettato da Studio Labics e  fondato da Isabella Seragnoli ma anche disseminate in musei, palazzi storici e gallerie della città emiliana si potranno vedere mostre che raccontano l’industrializzazione nel mondo da punti di vista diversissimi e perfino antitetici, andando dalle fotografie estetizzanti e patinate di David Lachapelle alla immagini connotate in senso sociale di Luca Campigotto, che punta l’obiettivo sulla dismisura di navi da attraversamenti oceanici, evocando l’immagine dei grandi mezzi da crociera che sfregiano Venezia quando entrano in laguna.

Kathy Ryan
Kathy Ryan

 

Luca Campigotto

Per questa seconda edizione della Biennale Foto Industria sono stati scelti autori molto noti . Da Berengo Gardin a Burtynsky che riesce a ricavare immagini pittoriche, intense e drammatici dalle cataste di rifiuti , allo spagnolo Gonnord con una formidabile serie di ritratti di minatori. E poi talenti meno not al grande pubblico che offrono uno sguardo particolarmente originale, d’impatto emotivo. Come i lavori di Kathy Ryan (già photo editor del New York Times) e Jason Sangik Noh, oncologo che trasforma la storia della malattia di suoi pazienti in seguenze di immagini pittoriche e astratte.  A guidare la scelta del curatore dell’evento François Hébel ( già direttore dei Rencontres de la photographie di Arles) è stata la capacità degli autori nel dar vita a una propria originale visione. “I protagonisti di questa seconda edizione di Biennale fotografia/Industria – dice- hanno in comune la capacità di dire qualcosa sul lavoro a partire dal proprio profilo sentimentale”.  Spaziando fra i generi e gli stili in modo ampio. “La nostra selezione raccoglie tutte le estetiche fotografiche – racconta – Escluse quelle inerenti alla pubblicità, perché siamo interessati allo sguardo personale, al punto di vista indisturbato del fotografo”. La mostra è accompagnata da un denso catalogo pubblicato da Electa Mast, con saggi di  approfondimento di Hébel e di Urs Sthael curatore delle mostre del Mast e della sezione concorso.
Qui la mappa di tutte le esposizioni aperte dal 3 ottobre ai primi di gennaio e tutti i partecipanti

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