Quasi un milione di followers in poche ore, diversi tweet e un solo account seguito, quello della NSA, la National Security Agency, della quale ha rivelato il sistema di spionaggio planetario. Edward G. Snowden ha aperto un suo account su Twitter e la risposta è stata confortante.
Questo il primo tweet, chiede, Mi sentite? (è un po’ un gioco di parole, la sua rivelazione sulla NSA riguarda proprio il fatto che l’agenzia monitorasse le telefonate di milioni di persone).
Can you hear me now?
— Edward Snowden (@Snowden) 29 Settembre 2015
Il secondo parla dell’acqua su Marte e scherzando si chiede: ora che l’hanno scoperta, sapete se alla frontiera controllano i passaporti? Secondo scherzo, Snowden è nascosto in qualche posto in Russia e in attesa di trovare un posto che gli conceda asilo. L’account porta sullo sfondo le prime pagine dei quotidiani del giorno in cui il programma di spionaggio della NSA è stato dichiarato illegale. Anche Twitter ha dato una mano a diffondere l’account con questa GIF che mostra la risposta del mondo alla decisione di Snowden di comunicare direttamente attraverso il social network da 140 caratteri.
Today @Snowden joined Twitter, and here’s the world’s response. pic.twitter.com/d6HgVvdRsf
— Twitter (@twitter) 29 Settembre 2015
Snowden descrive se stesso dicendo: lavoravo per il governo ora lavoro a Freedom Press, che più che un’organizzazione è un sito per la promozione della libertà d’espressione – la libertà di diffondere notizie anche se riguardano segreti di Stato – che fa campagne per difendere i whistleblowers, le gole profonde. Per Freedom press lavorano o fanno da testimonial anche Daniel Ellsberg, che passò i Pentagon papers al New York Times nel 1971, Green Greenwald, giornalista che si occupa di temi di sicurezza e che ha contribuito alla diffusione delle rivelazioni di Snowden su The Guardian e l’attore Jon Cusak. Freedom press fornisce tra l’altro strumenti tecnici ai giornalisti che vogliano criptare il loro traffico o che consentano loro di ricevere materiali in forma anonima e sicura. La campagna su cui si spende Freedom Press in questo momento è quella per la liberazione di Chelsea Manning (già Bradley), l’analista militare che ha passato milioni di documenti su Iraq e Afghanistan a Wikileaks. Manning è stata condannata a 35 anni e FreedomPress raccoglie fondi per consentirgli di fare appello.
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