La rivelazione contenuta in un documento ottenuto da Guardian e al Jazeera. Lo skipper e la sua compagna rapiti dai pirati somali, si disse che la liberazione era avvenuta con un blitz. Perché il tema dei riscatti pagati alle milizie islamiche è delicato

L’Italia ha pagato riscatti per le vittime di rapimenti da parte di terroristi e pirati, ma ha sempre negato di farlo. O almeno questo è quel che si evince da documenti ottenuti da al Jazeera e The Guardian sul caso del rilascio di Bruno Pellizzari e la sua compagna, la sudafricana Debbie Calitz, rapiti da pirati somali nel 2010 e rilasciati nel 2012.

Al rilascio lo skipper sequestrato in mare al largo di Gibuti aveva ringraziato le autorità italiane «che mi sono venute a prendere» e non aveva risposto a domande relative al blitz delel forze speciali somale (!) che secondo la versione ufficiale lo avrebbero liberato. Il ministro degli Esteri allora era Giulio Terzi che escluse in ogni modo il pagamento di un riscatto ma non disse nulla sull’operazione. I dettagli li fornirono le autorità somale, parlando, appunto di un blitz.

Oggi scopriamo che probabilmente non andò così, ecco un estratto dell’articolo del Guardian che riporta la notizia e che illustra il contenuto di un documento catalogato come “segreto” redatto dal responsabile dei servizi sudafricani per il Corno d’Africa:

Nel documento si legge che il servizio segreto italiano AISE ha pagato un riscatto di 525.000 dollari e che “Per nascondere il pagamento del riscatto, AISE, SNSA (l’agenzia di sicurezza nazionale della Somalia) e ostaggi hanno concordato di informare media e pubblico che il rilascio è stato il risultato di una riuscita operazione di salvataggio da parte delle forze di sicurezza somale.

Non è la prima volta che si ha notizia o il sospetto del pagamento di riscatti da parte delle autorità italiane in casi come questo – il Guardian parla della liberazione di Greta Ramelli e Vanessa Marzullo in Siria, rapite da al Nusra. In questi anni il tema è delicato per la semplice ragione che in alcune aree di guerra o a grande presenza di gruppi islamici armati l’uso del rapimento e la richiesta di riscatto (o l’uccisione brutale di ostaggi) sono episodi ricorrenti. Alcuni Paesi mantengono una linea dura con i rapitori nonostante le pressioni interne (Usa e Gran Bretagna, ad esempio), mentre altri sono meno rigidi. Pagare i riscatti può significare incentivarli. Ma non è necessariamente questo il punto: in questo caso il riscatto è stato pagato e poi, se è vera la versione contenuta nel documento segreto, si è mentito.