Riportiamo il testo della dichiarazione di voto contrario alla legge di revisione costituzionale, pronunciata in Senato ieri dal senatore Walter Tocci.

Riportiamo il testo della dichiarazione di voto contrario alla riforma Costituzionale, pronunciata ieri dal senatore dem Walter Tocci. 

Ho fatto un sogno costituzionale

Signor presidente, ho fatto un sogno, mi consenta di raccontarlo. Ho sognato che veniva qui Matteo Renzi, come segretario del partito di maggioranza relativa, non come capo del governo, e proponeva una semplice riforma: eliminazione del Senato, dimezzamento del numero dei deputati e riduzione del numero delle Regioni.

Nel sogno, il Parlamento ne discuteva in spirito costituente e apportava due condizioni: 1) legge elettorale basata sui collegi uninominali per consentire agli elettori di guardare in faccia gli eletti; 2) garanzia di maggioranze qualificate nella legislazione sui diritti, le regole, l’informazione, la giustizia, l’etica, la guerra. Il risultato era limpido: un governo in grado di attuare il programma, più un Parlamento autorevole, uguale una democrazia italiana finalmente matura.

Fine del sogno – non è andata così, anzi: il Senato ridotto a “dopolavoro” del ceto politico locale; la sottrazione di poteri alle Regioni in cambio di scranni senatoriali; la conservazione dei 630 deputati, il numero più alto in Europa – almeno per decenza togliete la parola riduzione dal titolo di questa legge.

Avete scritto un testo costituzionale arzigogolato come un regolamento di condominio. La confusione non è casuale. Si è fatto credere che si discuta di bicameralismo e Italicum, ma la combinazione modifica la forma di governo senza neppure dirlo. Oggi si instaura in Italia un premierato assoluto senza contrappesi e senza paragoni nelle democrazie occidentali. Un demagogo minoritario con meno di un quarto dei voti degli aventi diritto può conquistare il banco, comandare sui parlamentari che ha nominato e disporre a suo piacimento delle leggi fondamentali. Nessuno strumento istituzionale potrebbe fermarlo, neppure l’elettività di un Senato sei volte più piccolo della Camera. È una decisione poco saggia. Si è detto che le Costituzioni servono a prevenire i momenti di ubriachezza, purtroppo non sono mancati nella storia nazionale, anche recente.

Viene a compimento un inganno trentennale. La classe politica di destra e di sinistra ha nascosto la propria incapacità di governo attribuendone la colpa alle istituzioni. Ha surrogato la perdita dei voti con i premi di maggioranza, provocando ulteriore distacco dalle urne. Il governo maggioritario nella democrazia minoritaria ha accentuato la crisi italiana. Il premierato assoluto – in nuce lo abbiamo già visto – è un’illusione numerica, non governa il Paese reale perché rinuncia a rappresentarlo e a comprenderlo nelle sue differenze.

I giovani politici seguono le orme dei vecchi politici. Ripetono l’errore di cambiare la Carta a colpi di maggioranza. Scopiazzano le sedicenti riforme del secolo passato invece di immaginare l’avvenire della Repubblica.

Dedico il mio voto contrario ai futuri riformatori della Costituzione, a quelli che non abbiamo ancora conosciuto.

Walter Tocci, 13 ottobre 2015