Giulia Elettra Gorietti, nell’ultimo film di Stefano Sollima è Sabrina, un’avvenente escort nell’era di “Mafia Capitale”. La protagonista racconta di sé, della sua carriera e del malaffare della sua città

Roma e il malaffare: speculazione edilizia, spaccio di droga, gestione del territorio da parte di clan malavitosi. A portare nelle sale, in questi giorni, la “mala” gente capitolina, è Suburra, diretto da Stefano Sollima, regista della serie tv Romanzo criminale e di Gomorra. La pellicola, tratta dall’omonimo romanzo di Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini, nulla tralascia dei già noti fatti di cronaca, sebbene sia stata ideata, sceneggiata e in parte girata già prima degli avvenimenti sfociati nell’inchiesta “Mafia capitale”.

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«Ricordo che un giorno, mentre andavo a girare, ho appreso la notizia e sono rimasta a bocca aperta», racconta Giulia Elettra Gorietti, protagonista femminile del film, a fianco di Pierfrancesco Favino, Elio Germano e Claudio Amendola. «Quando sono arrivata sul set non c’è stato bisogno di dire niente, ci guardavamo tutti, era una situazione surreale: avevamo cominciato a girare qualcosa che adesso stava accadendo sul serio». In questi giorni di scompiglio per la Capitale, dopo le dimissioni del sindaco Ignazio Marino, Suburra arriva al pubblico con tutta la sua verace intensità, assieme ai suoi personaggi spietati. Left ha incontrato Giulia Elettra, attrice giovane ma già nota al grande e al piccolo schermo, dopo il debutto nel film di Paolo Virzì Caterina va in città. E diverse parti in fiction tv. In Suburra il regista le fa indossare i panni dell’avvenente escort Sabrina.

Come sei stata scelta da Stefano Sollima?
Con un auto-provino che ho mandato a Laura Muccino e lei ha mostrato a Stefano. Solo successivamente l’ho incontrato. Ecco, sono stata scelta così. Recito da tanti anni, però solo adesso penso di aver incontrato la strada che voglio percorrere d’ora in avanti.

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Che tipo di regista è Sollima, com’è stato lavorare con lui?
Lavorare con un autore come lui è sempre stato il mio sogno. Da un po’ di anni guardavo i suoi film e, insomma, ho una grande stima per lui. Sa esattamente quello che vuole, ti trasmette la sua idea del personaggio e riesce a tirarti fuori il meglio. Ricordo una scena molto difficile per me, che ho girato con Favino, e che grazie a Stefano ho superato magnificamente. Mi trovavo in difficoltà, non riuscivo a capire quale emozione dovessi esprimere, lui se ne è accorto, ma non me lo ha fatto capire, mi si è avvicinato e mi ha detto, con estrema delicatezza, qualcosa che aveva a che fare con la mia vita. In questo modo sono riuscita a entrare nella dimensione giusta per girare.
Come hai vissuto, da romana, i fatti tristemente noti che racconta Suburra?
Non è esclusivamente una questione che riguarda Roma, perché la politica rappresenta l’Italia. Nel film si parla di Roma, ma vale per tutta l’Italia.

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Com’è stato preparare il personaggio di Sabrina?
Cerco di individuare le debolezze che un personaggio ha in comune con me, in modo da trovare subito una sorta di attrazione per quella personalità. E cerco anche un qualcosa per giustificare quello che di me vorrei giustificare. Per questo preferisco personaggi molto diversi da me, come di fatto è Sabrina. È una donna ormai fuori da ogni logica sana, è catapultata in una circostanza folle, ma lei non se ne rende conto, si sforza di trovare la normalità nella follia.
Tu, invece, che tipo sei?
Sono molto più razionale. Al tempo stesso e, quindi, a volte, ho una logica tutta mia. Sono di indole emotiva, ma anche molto riflessiva. Molto spesso mi trovo a essere combattuta tra quella che è la mia indole e quello che penso sia più giusto.

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A parte recitare, nella vita di tutti i giorni, che cosa ti piace fare?
Mi piace molto andare a cavallo. Ma attenzione non è equitazione, che è una cosa che detesto, le regole per andare a cavallo non le sopporto, mi sembra di usare il cavallo come un mezzo. A me piace andare a passeggio come si faceva una volta, seguendo l’impeto dell’animale, assecondandolo. È una forma di yoga, di rilassamento, perché devi ascoltare l’animale per muoverti, finendo per non pensare più alle tue cose. E poi mi piace leggere, andare al cinema, guardare i film drammatici, ma anche quelli che parlano di psicologia, mi interessa molto capire quello che mi succede intorno.

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L’intervista completa a Giulia Elettra Gorietti su Left n.40. In edicola e online 

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