Il leader di Podemos e candidato alla presidenza del governo spagnolo, Pablo Iglesias, ha rassegnato le dimissioni dal Parlamento europeo per dedicare tutte le sue energie alla campagna elettorale. In Spagna si vota il 20 dicembre e la formazione da lui guidata non gode di ottima salute. «I miei doveri di candidato alla presidenza del mio Paese non mi consentono di mantenere il livello di lavoro e di coinvolgimento nelle attività del Parlamento”, scrive Iglesias nella sua lettera di dimissioni.
Il partito anti-austerità ha subito un graduale calo nei sondaggi negli ultimi mesi, ed è stato superato da Ciudadanos, la Podemos moderata, che incanala la protesta ma appare come meno di rottura che la coalizione che esprime i sindaci di Barcellona e Madrid. Da un lato c’è l’abilità di Rivera, dall’altro la percezione che in Podemos esistono due anime, una più radicata a sinistra, l’altra più post-idelogica, che non vanno d’accordo – per certi aspetti e con enormi differenze una dinamica simile si osserva nei 5 stelle italiani. Con le sue dimissioni Iglesias segnala che intende prendere meglio in mano le redini dell’organizzazione che guida. Iglesias ha tenuto oggi il suo ultimo discorso da deputato europeo nel quale ha duramente criticato popolari e socialisti, i due gruppi del Parlamento, e ha sollecitato un cambiamento delle politiche migratorie per aiutare i rifugiati e smettere di «distruggere la dignità dell’Europa».
La scorsa settimana lo stesso Iglesias e il leader di Ciudadanos Albert Rivera (altro astro nascente della politica spagnola) si sono incontrati/scontrati in un dibattito televisivo in diretta da un bar di Barcellona. Il dibattito ha ottenuto un record di ascolti (5 milioni e 200mila) ed è stato vinto, secondo i sondaggi, da Iglesias. Qui sotto la media degli ultimi sondaggi effettuati in Spagna. C’è ancora una percentuale tra 12 e 15% che dice di non sapere cosa voterà.