Electability, eleggibilità. Sarà questa la parola d’ordine che un disperato Jeb Bush proverà a usare nel terzo dibattito televisivo tra aspiranti candidati repubblicani a Boulder, cittadina del Colorado tra le più liberal e di sinistra d’America. Per quello che doveva essere il candidato forte e da battere, questa è forse l’ultima chance di dare una scossa a una corsa che fino ad oggi è stata un disastro.
Gli ultimi sondaggi nazionali e quelli dei primi due-tre Stati in cui si tengono le primarie non sorridono al fratello intelligente di George W. In testa non c’è più Donald Trump, ma il chirurgo afroamericano Ben Carson, il campione dei conservatori religiosi che nelle ultime settimane ha scritto o dichiarato che: se gli ebrei avessero avuto delle armi l’Olocausto si sarebbero difesi, l’aborto è paragonabile alla schiavitù perché la madre ritiene di disporre del feto come lo schiavista disponeva degli schiavi. Nel 2013 invece spiegò che l’omosessualità è paragonabile alla bestialità e alla pedofilia. Come Trump, secondo nei sondaggi per la prima volta (22% contro il 26% di Carson), è un outsider, non è mai stato eletto a nessun incarico e incarna il disprezzo che l’elettorato conservatore nutre per il proprio partito – troppo moderato, incapace di portare a casa risultati contro Obama. Per le stesse ragioni per cui Bush non tira, insomma, Carson e Trump raccolgono consensi. Almeno per ora. (Qui sotto le medie dei sondaggi nazionali, dove Trump è ancora in testa)
Bush e gli altri inseguono a molta distanza e hanno bisogno di buone performance per rimanere a galla ed arrivare fino alle prime primarie senza essere già bolliti. L’ex governatore della Florida ha di recente riorganizzato la sua campagna, licenziando persone dalla sede centrale e assumendo nelle sedi locali. L’obbiettivo è quello di costruire il consenso casa per casa, convincere gli elettori di Iowa, New Hampshire e South Carolina che lui è quello che può battere Hillary Clinton – che dopo la rinuncia del vicepresidente Biden a correre appare davvero imbattibile nelle primarie democratiche. Per l’ex candidato predestinato il dibattito serve a restituire smalto alla propria candidatura, a spiegare che anche lui è un conservatore, anche se meno di Carson, che è credibile e capace a governare, a differenza di Trump. In un memoriale distribuito alla stampa per spiegare la direzione presa dalla campagna Bush spiega che solo lui è stato capace di raccogliere tanti sostegni da figure importanti del partito e tanti fondi (anche se ultimamente le casse cominciano a essere vuote). Sapere se si tratta di una strategia vincente è difficile: certo, lui e pochi altri tra i candidati repubblicani sono eleggibili e potenzialmente vincenti contro Clinton, ma al contempo l’elettorato repubblicano intenzinato a votare alle primarie sembra avere idee molto a destra.
A incalzare davvero Bush in materia di eleggibilità c’è Marco Rubio, avanti nei sondaggi a Bush nella Florida che lo ha eletto senatore. Giovane, conservatore abbastanza da non essere proprio spiacevole alla destra del partito, preciso quando si tratta di rispondere a domande sulle politiche da attuare, il figlio di esuli cubani è forse il candidato potenzialmente più forte: al contempo credibile e di destra.
Tra le cose interessanti da seguire nel dibattito c’è la reazione di Donald Trump alla prima discesa nei sondaggi. Quanto e come attaccherà Carson? Ad oggi i due sono andatti piuttosto d’accordo, o meglio, non si sono morsi. I due sono molto diversi: in fondo, per quanto macchiettistico e buffonesco, il miliardario di New York è tra i meno di destra tra i candidati repubblicani. Specie in materia di temi etici. E come risponderà agli attacchi Carson? Ad oggi ogni sua performance è stata caratterizzata dalla calma assoluta, dal sorriso e dall’aplomb. Si tratta probabilmente di una parte del suo fascino – che è anche dato dal fatto di essere un grande medico con origini umili. Ma Carson è talmente calmo che in rete e nei programmi satirici in Tv ci sono diverse parodie che lo mostrano addormentarsi mentre ascolta parlare se stesso.
(Qui una guida rapida alle primarie repubblicane)
Ci saranno altre grandi performance come quella che ha consentito a Carly Fiorina, unica donna del gruppo repubblicano, di fare un salto nei sondaggi per una decina di giorni (per poi ripiombare in basso)? Il governatore del New Jersey Chris Christie, il libertario Rand Paul e l’evangelico Mike Huckabee ne hanno un disperato bisogno. Qualcuno tra loro nei prossimi giorni, se il dibattito di stanotte dovesse andare male, potrebbe anche lasciare. La verità, però, è che il memo di Bush alla stampa contiene un’analisi che non è sbagliata: l’elettorato repubblicano è ancora molto volatile e indeciso, spesso cita più di un nome e il campo è ancora molto aperto. E’ molto difficile che Carson e Trump, per quanto stiano tenendo in maniera sorprendente nei sondaggi, finiscano davvero con l’essere la scelta finale. Per questo, i dibattiti Tv pesano: servono a fare ricordare a tutti i repubblicani che esisti. Poi starà agli strateghi delle campagne, ai soldi da spendere e alla capacità organizzativa sul territorio lavorare per portare la gente ai seggi a febbraio 2016.