L’edizione di Artissima dello scorso anno ha raggiunto quota 50mila visitatori e, da quando nel 2012 Sarah Cosulich ne è alla guida, la kermesse torinese ha saputo conquistare fette di pubblico sempre più ampio, dall’estero e dall’Italia: un pubblico fatto di collezionisti, ma anche di appassionati d’arte alla ricerca di novità, fuori dal mainstream. Diventando oltre che mostra-mercato una buona occasione per conoscere le ultime tendenze del contemporaneo e nuovi artisti emergenti. Nei 20mila mq di esposizione all’Oval del Lingotto dal 6 all’8 novembre, ci sono state 207 gallerie da 35 Paesi, una ventina di istituzioni e altrettante riviste d’arte. Senza dimenticare gli eventi al Castello di Rivoli, alla Fondazione Merz, con la mostra di Boltanski, con il progetto One Torino alla Fondazione Sandretto. Abbiamo chiesto alla direttrice di raccontarci le maggiori novità che hanno caratterizzato l’edizionequest’anno.
Sarah Cosulich l’area anglo-americana continua ad essere egemone oppure la geografia delle gallerie presenti ad Artissima sta cambiando?
La provenienza principale rimane quella europea e occidentale ma negli anni recenti Artissima è riuscita a espandersi molto nel mondo grazie al lavoro di ricerca.
La crisi economica ha indirettamente favorito lo sviluppo di nuove estetiche meno legate al mainstream imposto dalla solita manciata di collezionisti ultramiliardari?
Non so se si possa parlare di crisi del mercato dell’arte internazionale. Anzi, in questo momento, a guardare il risultato delle aste, il contemporaneo sta vivendo un momento di grande crescita, esplosiva. La crisi forse si può riferire solo alla situazione delle gallerie italiane a causa della penalizzazione fiscale a cui il nostro Paese è soggetto, vista l’Iva più alta rispetto ad altri Paesi stranieri. Parlando invece di nuove estetiche meno legate al “mainstream” non lo legherei tanto al tema della crisi, quanto a una scelta di ricerca ed è quella che definisce l’identità della fiera. Artissima fa un lavoro poco “mainstream”, molto di scoperta di voci nuove e giovani, anche con la sezione Back to the Future che si concentra da tempo sulle voci dei pionieri dell’avanguardia. Si tratta di artisti che hanno influenzato le nuove generazioni, con una grande importanza storica ma che al tempo stesso non sono sempre stati riconosciuti dal grande pubblico e dagli addetti ai lavori.
Quali sono le maggiori novità di Back to the Future, di Present Future e delle altre sezioni?
Back to the Future, la sezione nata con un focus sugli anni ’60, ’70 e ’80, nel 2015 si concentra per la prima volta su opere prodotte nel decennio 1975-1985. Un modo per guardare alla decade che sta sui margini tra concettualismo, inizio della figurazione, importanza del gesto, momento in cui l’artista è spesso protagonista in prima persona. Quanto a Present Future 2015 ha impegnato il team curatoriale per diversi mesi alla ricerca di proposte artistiche innovative, complesse e multiformi di artisti prevalentemente attivi in Europa, in Nord America e nel mondo arabo-mediorientale. La sua struttura e forza nascono dai progetti presentati e dalla loro capacità di sollevare interrogativi e riflessioni sugli attuali mutamenti in corso nello scenario geopolitico mondiale. Mentre In Mostra è un nuovo progetto espositivo speciale all’interno di Artissima 2015. Lo spazio, nato per offrire una vetrina alle collezioni di arte contemporanea e alle istituzioni artistiche del Piemonte, quest’anno è stato reinventato come esposizione indipendente, su 700 metri quadri di spazio in fiera. La mostra Inclinazioni, curata da Stefano Collicelli Cagol, è dedicata alle collezioni del patrimonio di Torino e coinvolge 22 tra collezioni di arte contemporanea e istituzioni artistiche del Piemonte, in un’ottica di sistema e di collaborazione con il territorio. Una sfida che mira a unire il ruolo commerciale della fiera con quello non profit di istituzioni e associazioni.
L’artista Rachel Rose ha ricevuto il Premio Illy 2014 e ora il avoro della giovane artista sarà esposto al Castello di Rivoli. Può dirci qualcosa di più del suo lavoro?
Rachel Rose è una voce molto interessante nel panorama contemporaneo. Al Castello di Rivoli ha creato un’installazione che riflette il nostro modo di guardare in senso fisico, percettivo e inconscio. E poi collettivo e individuale. Dopo il riconoscimento ad Artissima, Rose ha avuto in poco tempo un percorso ricchissimo che l’ha vista protagonista di altre mostre internazionali, tra cui un progetto alla Serpentine Gallery di Londra e al Whitney Museum di New York. La mostra al Castello di Rivoli è il risultato della sinergia unica tra la fiera, il museo, un gruppo di importanti curatori e un partner, ed è la prova della capacità di Artissima di essere luogo di scoperta di artisti importanti all’inizio del loro percorso.
Marina Abramovic The Hero, 2001 DVD video (Courtesy Galleria Lia Rumma)
Jae Yong Rhee Memories of the Gaze_Siksan Rice Mill, 2012 Archival pigment print (Courtesy of the artist and Gallery)
Ai WeiWei, Colored Mirror, 2015 Mirror in rosewood frame from Qing Dynasty (1644-1912), (Courtesy GALLERIA CONTINUA)
In Italia un giovane artista fa fatica ad emergere, ma anche a sopravvivere. In Inghilterra invece ci sono forme di aiuto, così come in altri Paesi del Nord Europa. Che cosa potremmo imparare dal confronto con queste realtà straniere?
Non solo in Inghilterra gli enti pubblici offrono sostegno ma anche in molti altri Paesi nordici esiste un sistema di supporto dei giovani artisti che favorisce l’opportunità di realizzare mostre o progetti internazionali. Anche noi, come Artissima, abbiamo spesso chiesto supporto a enti internazionali per progetti di artisti o gallerie provenienti dal loro Paese. Purtroppo in Italia non esiste questo coordinamento e questo si riflette sulla difficoltà degli artisti italiani di essere promossi nel mondo.
Quest’anno ad Artissima saranno presenti più di venti riviste. Come è cambiato il loro ruolo nel sistema dell’arte?
Il ruolo delle riviste è cambiato moltissimo negli ultimi anni, ma questo ha permesso alle stesse di reinventarsi completamente. Con l’esplosione del web sono cambiate le dinamiche rispetto al ruolo e gli obiettivi. Ma le riviste sono un importante punto di riferimento per un certo tipo di approfondimenti ed è fondamentale che continuino a immaginare il loro ruolo e ad adattarlo a quelle che sono i diversi meccanismi che guidano la comunicazione del mondo dell’arte.
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