L’indonesia brucia da settimane come se niente fosse e come se non fosse una questione che riguarda un po’ tutti. Come per altri fenomeni che crescono a causa dell’intervento umano, infatti, gli incendi producono inquinamento atmosferico e contribuiscono in maniera sostanziale alle emissioni globali di CO2. Le stesse delle quali discuteranno tutti i Paesi del mondo al COP21 di Parigi. Gli incendi in Indonesia stanno creando quantità infernali di fumo tossico ma fanno il loro lavoro, che è quello di rimuovere alberi e liberare terra da coltivare con palme da olio e alberi per la produzione di carta. Durante questa stagione degli incendi, la peggiore da quella record del 2006, sono andati in fiamme 21mila chilometri quadrati di foreste e torbiere, l’equivalente della Slovenia.
Centinaia di migliaia di persone sono rimaste intossicate dai fumi e la nebbia tossica raggiunge Malesia, Filippine, Singapore, Thailandia. Dopo che le fiamme hanno devastato intere aree di Sumatra e Kalimantan, ora stanno toccando anche la parte indonesiana della Guinea (qui sotto una foto della mappa satellitare che mostra gli incendi attivi nell’ultima settimana da Fires Global forest watch). Le foreste indonesiane tendono a essere poco combustibili, segnale che si tratta di fuochi appiccati dall’uomo e voluti dalle grandi compagnie che piantano palme per produrre olio. Inoltre, a bruciare sul fondo dei boschi è molta torba, che brucia a lungo e rilascia (in maniera simile ai ghiacci che si sciolgono) gas presenti sotto la crosta terrestre come il metano, il monossido di carbonio e ozono.
Per rendersi conto del danno, vale la pena fare un confronto che riprendiamo dal World Resources Institute: le emissioni di CO2 giornaliere delle foreste indonesiane in fiamme superano di molto quelle prodotte dal sistema economico degli Stati Uniti. La tabella qui sotto mostra (nella linea orizzontale) la quantità di emissioni medie negli Usa, le colonne in giallo rappresentano la quantità di CO2 emessa dalle piante che bruciano.
Quello qui sotto invece è un video girato da Greenpeace che mostra la devastazione filmata da un drone
Quello che sto dicendo è un barbecue di dimensioni colossali. A una valutazione obbiettiva delle notizie, questa è la più importante di questi giorni e non dovrebbe richiedere l’editoriale di un commentatore, ma dovrebbe essere sulla prima pagina di tutti i quotidiani. E’ difficile comunicare la scala di questo inferno, ma un confronto potrebbe aiutare: in tre settimane gli incendi hanno rilasciato più CO2 delle emissioni annuali della Germania.
Quest’anno, come nelle precedenti stagioni in cui i fuochi furono particolarmente intensi, il clima è infatti più secco del normale a causa del crescere di El Nino, che si prevede porterà fenomeni atmosferici particolarmente violenti nelle Americhe, mentre in Asia sta producendo piogge meno intense del normale. Tutta la vicenda indonesiana assume particolare rilievo in vista della conferenza COP21 di Parigi: qui, oltre a discutere del taglio delle emissioni generate dalla produzione industriale, occorrerà anche affrontare il tema della distruzione delle foreste, in Indonesia come altrove.
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