Ve ne eravate accorti? Il 2015 è caldo. Quest’anno abbiamo superato di un grado la temperatura media di quelle registrate tra 1850 e 1900 e se non precipiteranno di colpo negli ultimi due mesi dell’anno, potremo senz’altro dire di essere diretti verso la fatidica soglia dei 2 gradi centigradi di innalzamento delle temperature medie considerate dalla comunità scientifica come una soglia pericolosa.
La speranza è che i nuovi dati producano la consapevolezza dell’urgenza di prendere delle decisioni reali alla conferenza mondiale sul clima di Parigi.
La misurazione è il frutto di un nuovo lavoro del Met Office, l’ufficio meteorologico britannico, che ha deciso di superare il dibattito sulla confusione delle temperature precedenti alla rivoluzione industriale utilizzando un cinquantennio su cui i dati a disposizione sono di più – non ne sappiamo abbastanza, ma è quello il momento in cui le emissioni di CO2 aumentano in misura esponenziale.
«E’ evidente sono le attività dell’uomo a portarci in un territorio inesplorato per quanto riguarda il clima» ha detto Stephan Belcher, del Met Office.
Dalla Cina, probabilmente il primo inquinatore mondiale, arrivano invece le foto qui sotto, che ci parlano di un nord-est del Paese attanagliato in una cappa di smog che non si dissolve e che ha costretto milioni di persone a uscire di casa con la maschera o a tapparsi in casa. Le cause sono l’accensione dei riscaldamenti e le fiamme date ai campi di grano dopo il raccolto – la regione dove manca l’aria è denominata “il granaio di Cina”. Del resto, come ha detto oggi l’ufficio meteorologico mondiale, il 2014 è l’anno in cui la concentrazione nell’atmosfera di gas serra hanno di nuovo superato un record. L’Organizzazione Meteorologica Mondiale dice che tra il 1990 e il 2014 c’è stato un aumento del 36% di effetto dei gas sul riscaldamento sul clima.
Fairyland or doomsday? Heaviest #smog this year shrouds NE Chinese city of Shenyang, PM 2.5 hit over 1400 pic.twitter.com/GLo82Abk4R
— China Xinhua News (@XHNews) 9 Novembre 2015
Sempre oggi, e in vista della conferenza di Parigi (30 novembre – 11 dicembre) la Banca mondiale ha diffuso un rapporto nel quale si dice che senza affrontare e fermare il cambiamento climatico lo sradicamento della povertà globale è destinato a fallire.
«Il cambiamento climatico colpisce più duramente i più poveri, e la nuova sfida è quella di proteggere decine di milioni di persone a cadere nella povertà estrema a causa di un clima che cambia», ha detto il presidente della Banca Mondiale Jim Yong Kim.
I poveri vengono danneggiati sia dal clima che muta (minori raccolti, inondazioni, acqua che manca, nuove malattie), che dalle politiche per fermarlo, che rischiano di arrestare la crescita in alcuni Paesi, sostengono alla Banca. «Per questo – ha detto John Roome, direttore del ripartimento della Banca per il cambiamento climatico – occorre affrontare la riduzione della povertà e il cambiamento climatico in una strategia integrata». Migliori ammortizzatori sociali e una copertura sanitaria per tutti, assieme a miglioramenti mirati come le difese contro le inondazioni, sistemi di allarme precoce e colture più resistenti, potrebbero prevenire o compensare la maggior parte degli effetti negativi del cambiamento climatico sulla povertà nei prossimi 15 anni, dice il rapporto. Servono, insomma, sostengono alla Banca Mondiale, misure a breve termine che ci consentano di prendere (oggi) decisioni sul lungo periodo.