Più di mille persone senza lo sfondo blu e i mi piace di facebook, social network più diffuso tra grandi e piccini per una settimana. E’ questo l’esperimento del danese Istituto per la ricerca sulla felicità, che cercava di rispondere alla domanda: “i social network cambiano la qualità della nostra vita?”. La risposta dei ricercatori danesi è: abbastanza.
La ricerca è qualitativa e piuttosto semplice: prendere due gruppi di persone piuttosto attive su Facebook e chiedere alla metà di loro di farne a meno per sette giorni. E poi osservarne le reazioni. Il campione era composto da persone che nel 96% visitano quotidianamente il social network, che postano spesso foto, che ci passano almeno 30 minuti al giorno. Una parte consistente del campione è fatta di persone giovani che non hanno mai fatto a meno del social network. A tutti i partecipanti erano state fatte domande sul grado di felicità e socialità prima dell’inizio dell’esperimento.
I risultati, tutto sommato non sono sorprendenti e sono sintetizzati nell’immagine qui sotto: i numeri in blu riguardano il campione che ha continuato a usare Facebook, quelli bianchi sono coloro che si sono astenuti. I numeri in blu rivelano meno felicità, più preoccupazione, più rabbia, meno entusiasmo, meno depressione, più solitudine.
Tra le altre cose verificate dai ricercatori attraverso le risposte dei partecipanti all’esperimento, c’è la minore sensazione di aver perso del tempo, la maggiore capacità di concentrarsi e una vita sociale più attiva. «I miei coinquilini e io abbiamo dovuto parlare più spesso tra noi, invece di chiuderci in camera davanti al Pc» ha detto una delle intervistate.
Oltre al tempo perso, alla concentrazione e alla socialità, che tutto sommato sono scoperte poco clamorose e forse intuitive, tra le ipotesi dei ricercatori c’è l’idea che una parte consistente degli utenti/amici di Facebook tenda ad offrire un’immagine di sé non veritiera, più felice e tendenzialmente più di successo di quanto non sia in realtà. «Si tratta di un flusso di vite rappresentate in maniera distorta che distorcono la nostra percezione della realtà» scrivono i ricercatori. Una distorsione che ingenera gelosie e frustrazione in alcuni. E infelicità.
Certo dare la colpa di tutto ai social network è sbagliato: se passiamo tempo da soli, davanti a uno schermo, è perché c’è una forma di domanda. Ma certo la piattaforma di Zuckerberg da una mano. Il passo successivo dei ricercatori di felicità (un think-tank così non poteva che nascere in Scandinavia) è scoprire se gli effetti della cura di una settimana dureranno qualche tempo o meno.
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