Sabato 7 novembre a Roma è nato il gruppo parlamentare Sinistra italiana. Lo avrete visto, letto sui giornali, o magari eravate tra quelli rimasti fuori dal Teatro Quirino, che è grande ma non abbastanza, e ha costretto i relatori (ben contenti, in realtà, di rappresentare plasticamente il successo dell’iniziativa) a fare due volte gli interventi. La prima dentro, per la composta platea, la seconda fuori, con gli appunti trasformati in comiziacci senza neanche l’aiuto del megafono. (…) Buono comunque il clima, l’impressione è sintetizzabile con un “eppur si muove”. Ma guai a cantare vittoria.
Civati deve ancora riunire il suo Possibile (la seconda assemblea fondativa sarà a Napoli il 21 novembre), e lì, dice, deciderà il da farsi. Il passaggio delle amministrative poi (così importante per Civati, e non a torto) non è ancora completamente risolto. «Fortuna che c’è Sala», è l’esclamazione facile da registrare dalle parti di Sel. Fortuna che c’è Sala che aiuta a recidere il rapporto con il Pd – che preferisce il partito dei prefetti e quello di Alfano («Non dimentichiamo che Sala la prima volta l’ha nominato la Moratti», ha detto Formigoni). Fortuna che c’è Sala, ma non è detta mica l’ultima parola.
Nota bene Civati (con la solita polemica) che Sel ha comunque firmato il patto di coalizione per le primarie, intendendo sostenere Francesco Majorino, assessore uscente già civatiano. Martedì scorso una riunione a Roma tra dirigenza locale (comprensibilmente affezionata al fu “modello Pisapia”) e segreteria nazionale di Sel ha trovato una sintesi. Ciò che si dice pubblicamente è solo il giudizio netto e negativo sull’ex commissario di Expo, ma la conseguenza è che se Sala parteciperà alle primarie – e figurarsi se dovesse esser il candidato senza primarie – il centrosinistra non esisterà più neanche a Milano. A quel punto, come a Roma, a Napoli e a Bologna (dopo un braccio di ferro sempre interno a Sel), ci sarà una lista civica di sinistra (…)
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