Un fotogramma del film "Bella e perduta"[/caption]
La storia della Reggia acquistata dallo Stato grazie all'interessamento dell'allora ministro Massimo Bray è un esempio di come sia possibile recuperare tesori d'arte sottraendoli al declino e al ricatto delle mafie. E il regista ha voluto rendere omaggio a quel luogo simbolo con un film visionario e poetico che ha per protagonista la maschera di Pulcinella, il servo sciocco, che viene dalle viscere del Vesuvio e che attraversa la Campania di oggi per realizzare il sogno di Tommaso di salvare un animale nella residenza borbonica abbandonata a se stessa nel cuore della terra dei fuochi. «Ho imparato a guardare l'Italia contemplando il suo paesaggio dai treni - scrive Pietro Marcello - riscoprendo di volta in volta la sua bellezza e la sua rovina. Spesso ho pensato di realizzare un film itinerante che attraversasse la provincia per provare a raccontare l’Italia: bella, sì, ma perduta».
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I poster promozionali del film "Suffragette"[/caption]
L'inaugurazione vera e propria della rassegna in programma dal 20 al 28 novembre è affidata invece al film Suffragette scritto da Abi Morgan e diretto da Sarah Gavron. Il titolo quasi immediatamente evoca l'immagine di donne pie che, armate di crinoline e bon ton, pretendono di fare la rivoluzione. Ma questo film intende mostrare quanto quest’immagine sia frutto dello sguardo misogino con cui queste pioniere dei diritti civili erano guardate. Del resto, se solo pensiamo che il suffragio universale in Svizzera c’è solo dal 1971 e che in paesi come l’Arabia Saudita ancora non c’è, siamo già spinti a riconsiderare il ruolo storico delle suffragette. Senza l'impegno di donne come Emmeline Pankhurst (di cui Castelvecchi ora pubblica la schietta e coraggiosa autobiografia) le donne sarebbero rimaste a lungo senza diritto di voto anche in Inghilterra.
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Una scena di Antonia, film sulla vita della poetessa Antonia Pozzi[/caption]
Si parla ancora di donne che hanno cercato una propria realizzazione fuori dalle imposizioni sociali ( pagandolo duramente) nel film Antonia di Ferdinardo Cito Filomarino che arriva al TorinoFilmFestival nella sezione Festa Mobile. Il film offre un intenso ritratto della poetessa Antonia Pozzi, considerata da Eugenio Montale come una delle più importanti voci del Novecento. «Anche se nella sua breve esistenza non ha mai saputo di esserlo», ricorda il regista. In questa opera prima sono ripercorso gli ultimi dieci anni della vita della poetessa. Milano è sotto la cappa fascista. Anna scrive in segreto, con uno stile febbrile, dell’amore impossibile con il suo professore del liceo, racconta gli incontri, i tormenti, la passione. il regista la segue nella trasformazione dal reale al poetico, riflessa sul viso, sul corpo, nelle fotografie che scatta e sulle pagine che scrive. Fino a quando, a soli ventisei anni, il 3 dicembre del 1938, Antonia Pozzi si toglie la vita non avendo ancora pubblicato nessuna delle sue poesie.
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Una scena di "Coma"[/caption]
È ancora una storia di donne Coma, il film siriano-libanese diretto da Sara Fattahi. Al centro della narrazione ci sono una nonna, una madre e una figlia che vivono rinchiuse in un vecchio palazzo di Damasco. Mentre fuori infuria la guerra, le donne tirano avanti avendo come colonna sonora le appassionate soap siriane. Da quella surreale prigione la regista e documentarista lancia un grido di denuncia sulla condizione del proprio Paese.
Al Torino Film Festival sarà presentato anche il terzo lungometraggio di Elisabetta Sgarbi, Colpa del comunismo sulla storia di donne romene, Ana, Elena e Micaela, che lavorano in Italia , da tempo, come badanti. Ma due di loro perdono il lavoro e sono costrette a intraprendere un lungo viaggio tra l Marche e il Polesine. Non trovando un posto fisso ma facendo incontri, amicizie, vivendo inaspettati momenti di solidarietà. Da non perdere di vista anche il film The Idol di Hany Abu-Assad Siamo a Gaza, dove- nonostante il conflitto - Mohammed Assaf e sua sorella Nour, giocano, senza perdere la tenerezza parco giochi. Fanno musica con i loro amici, giocano a calcio, sognano. Che lo spinge a varcare i confini.
La sezione palcoscenico
Benedict Cumberbatch nel ruolo di Amleto[/caption]
Tutti i numeri del festival
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La storia di Tommaso Cestrone, il pastore che per lughi anni ha difeso dall’incuria la Reggia di Carditello, ha ispirato il film Bella e perduta di Pietro Marcello che il 18 novembre viene presentato a Torino come anteprima del il 33esimo Torino Film Festival.
La storia della Reggia acquistata dallo Stato grazie all’interessamento dell’allora ministro Massimo Bray è un esempio di come sia possibile recuperare tesori d’arte sottraendoli al declino e al ricatto delle mafie. E il regista ha voluto rendere omaggio a quel luogo simbolo con un film visionario e poetico che ha per protagonista la maschera di Pulcinella, il servo sciocco, che viene dalle viscere del Vesuvio e che attraversa la Campania di oggi per realizzare il sogno di Tommaso di salvare un animale nella residenza borbonica abbandonata a se stessa nel cuore della terra dei fuochi. «Ho imparato a guardare l’Italia contemplando il suo paesaggio dai treni – scrive Pietro Marcello – riscoprendo di volta in volta la sua bellezza e la sua rovina. Spesso ho pensato di realizzare un film itinerante che attraversasse la provincia per provare a raccontare l’Italia: bella, sì, ma perduta».
L’inaugurazione vera e propria della rassegna in programma dal 20 al 28 novembre è affidata invece al film Suffragette scritto da Abi Morgan e diretto da Sarah Gavron. Il titolo quasi immediatamente evoca l’immagine di donne pie che, armate di crinoline e bon ton, pretendono di fare la rivoluzione. Ma questo film intende mostrare quanto quest’immagine sia frutto dello sguardo misogino con cui queste pioniere dei diritti civili erano guardate. Del resto, se solo pensiamo che il suffragio universale in Svizzera c’è solo dal 1971 e che in paesi come l’Arabia Saudita ancora non c’è, siamo già spinti a riconsiderare il ruolo storico delle suffragette. Senza l’impegno di donne come Emmeline Pankhurst (di cui Castelvecchi ora pubblica la schietta e coraggiosa autobiografia) le donne sarebbero rimaste a lungo senza diritto di voto anche in Inghilterra.
Si parla ancora di donne che hanno cercato una propria realizzazione fuori dalle imposizioni sociali ( pagandolo duramente) nel film Antonia di Ferdinardo Cito Filomarino che arriva al TorinoFilmFestival nella sezione Festa Mobile. Il film offre un intenso ritratto della poetessa Antonia Pozzi, considerata da Eugenio Montale come una delle più importanti voci del Novecento. «Anche se nella sua breve esistenza non ha mai saputo di esserlo», ricorda il regista. In questa opera prima sono ripercorso gli ultimi dieci anni della vita della poetessa. Milano è sotto la cappa fascista. Anna scrive in segreto, con uno stile febbrile, dell’amore impossibile con il suo professore del liceo, racconta gli incontri, i tormenti, la passione. il regista la segue nella trasformazione dal reale al poetico, riflessa sul viso, sul corpo, nelle fotografie che scatta e sulle pagine che scrive. Fino a quando, a soli ventisei anni, il 3 dicembre del 1938, Antonia Pozzi si toglie la vita non avendo ancora pubblicato nessuna delle sue poesie.
È ancora una storia di donne Coma, il film siriano-libanese diretto da Sara Fattahi. Al centro della narrazione ci sono una nonna, una madre e una figlia che vivono rinchiuse in un vecchio palazzo di Damasco. Mentre fuori infuria la guerra, le donne tirano avanti avendo come colonna sonora le appassionate soap siriane. Da quella surreale prigione la regista e documentarista lancia un grido di denuncia sulla condizione del proprio Paese.
Al Torino Film Festival sarà presentato anche il terzo lungometraggio di Elisabetta Sgarbi, Colpa del comunismo sulla storia di donne romene, Ana, Elena e Micaela, che lavorano in Italia , da tempo, come badanti. Ma due di loro perdono il lavoro e sono costrette a intraprendere un lungo viaggio tra l Marche e il Polesine. Non trovando un posto fisso ma facendo incontri, amicizie, vivendo inaspettati momenti di solidarietà. Da non perdere di vista anche il film The Idol di Hany Abu-Assad Siamo a Gaza, dove- nonostante il conflitto – Mohammed Assaf e sua sorella Nour, giocano, senza perdere la tenerezza parco giochi. Fanno musica con i loro amici, giocano a calcio, sognano. Che lo spinge a varcare i confini.
La sezione palcoscenico
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