I familiari dei pazienti psichiatrici protestano davanti alla Regione e chiedono un incontro con il governatore Zingaretti. Il rischio è «l'addio alla continuità terapeutica».

«Non si può interrompere la continuità terapeutica. Che ne sarà dei nostri ragazzi, se quei 125 operatori se ne andranno?». Anna Maria De Angelis è la presidente dell’associazione Aresam (Associazione regionale per la salute mentale) del Lazio che manifesta davanti alla Regione. I familiari che difendono i diritti di coloro che soffrono di disturbo mentale sono affiancati da altre associazioni come Cittadinanzattiva, Tribunale del malato, Fondazione Di Liegro. Chiedono un incontro con il governatore Nicola Zingaretti per sollecitare una soluzione a un problema che rischia di compromettere la rete finora esistente per la terapia e la riabilitazione dei sofferenti psichici. «Va detto che la salute mentale è la cenerentola nel sistema sanitario del Lazio, perché i servizi territoriali sono ridotti al lumicino e i politici non ne capiscono l’importanza», sottolinea  Anna Maria De Angelis. «Noi puntiamo al welfare di comunità, ma in questa situazione, con questi 125 che se ne andranno, è impossibile qualsiasi progetto terapeutico, già prima era difficile, perché essendo precari, si vedevano rinnovare anno dopo anno i contratti a singhiozzo», continua la presidente Aresam.

Psichiatria precaria 

La manifestazione denuncia una situazione arrivata ormai al collasso. Ci sono infatti 127 (adesso oscillanti a 125) operatori (51 psichiatri, 15 psicologi, 17 infermieri, 18 assistenti sociali, 14 tecnici della riabilitazione e 12 educatori professionali) che lavorano nella regione assunti a tempo determinato con contratto atipico. È quello che risponde alla sigla Dgr980/2009. In teoria sarebbero stati a progetto, ma in realtà fin dall’inizio hanno ricoperto i ruoli dell’organico a tempo pieno. Un sistema, questo, per aggirare il blocco del turn-over e comunque garantire il servizio territoriale. Perché i Dgr980/09 lavorano a stretto contatto con i pazienti ovunque: nei servizi dei 12 dipartimenti di Salute mentale (Dsm), dai centri diurni, alle case famiglie, dagli ambulatori ai gruppi appartamento, così come nei servizi delle due unità operative complesse (Uoc) universitarie del Policlinico Umberto I e Sant’Andrea.

Dal 118 alle case famiglie: 4000 pazienti

«Dalle attività di emergenza e urgenza nelle ambulanze del 118 agli interventi in casa quando ci vengono fatte le segnalazioni, noi copriamo a 360 gradi tutte le situazioni di disturbo mentale», afferma uno psichiatra che fa parte del Coordinamento regionale precari psichiatria Dgr980/09.  Non solo. Alcuni di loro lavorano anche nelle 4 case circondariali del Lazio (Rebibbia, Regina Coeli, Civitavecchia e Velletri)  e c’è anche chi si occupa della gestione di pazienti nel passaggio dagli Opg alle Rems (le residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza). I pazienti in carico in tutta la regione sono circa 4000, calcolando che ognuno di loro ne segue dai 150 ai 200. Si tratta perlopiù di persone dai 18 ai 35 anni, con patologie come psicosi, disturbi bipolari, schizofrenia. Da un po’ di anni, per fortuna, viene riposta più attenzione nei confronti degli esordi psichiatrici in quella fascia d’età delicata che è il passaggio dall’adolescenza all’età adulta.

Che farà il governatore Zingaretti?

Negli ultimi sei anni i contratti dei Dgr 980/09 sono stati prorogati per almeno cinque volte, addirittura l’ultima per tre mesi. Dal 15 gennaio 2016 fino al 2017 si produrrà uno stillicidio di “chiusura di progetti”, dicono i precari del Coordinamento. Anche perché l’operazione “dismissione” sembra ormai avviata, visto che – si legge in un loro comunicato – la Direzione regionale salute e integrazione sociale ha chiesto ai direttori generali delle 12 Asl e dei due politi universitari  la ricognizione degli operatori Dgr980/09 per la “chiusura dei progetti”, ossia dei contratti a tempo determinato 15 octies generati dalla Dgr980/09». Ora, è vero che Zingaretti ha annunciato un progressivo allargamento del turn-over fino adesso bloccato, per cui fra tre anni si arriverà al 50% delle assunzioni, ma il timore da parte dei 125 precari è che vengano privilegiati i vincitori di concorsi molto lontani nel tempo e che magari negli ultimi anni non hanno mai lavorato nei territori. Una speranza, ma flebile, la ripongono nel concorso in arrivo per gli operatori delle Rems, ma si tratta di un ampliamento di 1,5 unità, raccontano i precari del Coordinamento Dgr980/09.  Ben poca cosa. La soluzione sarebbe quella di arrivare ad un reale percorso di stabilizzazione dei precari con una trasformazione del contratto – si legge nel documento del Coordinamento – «alla luce dei criteri individuati dal decreto legge 101 del 31 agosto 2013 e dall’ultimo Dpcm del 6 marzo 2015, in merito alla stabilizzazione del personale sanitario precario» da effettuare non appena la Regione Lazio si sarà allontanata dallo spettro dell’attuale commissariamento.

Un welfare di comunità

«I politici non capiscono che la salute mentale va presa in carico non solo aumentando i posti letto negli Spdc (Servizio psichiatrico diagnosi e cura) ma nei centri diurni, nelle comunità alloggio e residenziali, nei gruppi appartamento. I nostri familiari non sono disabili, possono recuperare le loro risorse, se solo potesse essere garantita loro una continuità terapeutica», conclude Anna Maria De Angelis.  Domani l’appello a Zingaretti per la tutela della salute mentale che la riduzione d’organico prevista mette seriamente a rischio. Inutile dire che nel Lazio, anche secondo i dati forniti dalla Consulta regionale per la salute mentale, la carenza di personale è cronica ormai da anni.

[social_link type=”twitter” url=”https://twitter.com/dona_Coccoli” target=”on” ][/social_link] @dona_Coccoli