L'imprenditore per ora non scende in politica. Ma bacchetta tutto e tutti e manda segnali. Prima di lui lo hanno fatto Profumo, Montezemolo, Passera e, a modo suo Mario Monti. Non è andata bene a nessuno
Non scende in campo per il momento, Diego Della Valle, ma non esclude che la sua associazione “Noi italiani” possa anche diventare «un movimento di opinione». Perché stare sull’uscio della politica, evidentemente, è già abbastanza divertente e poi per il resto si vedrà. Pare dopo le amministrative qualcosa si possa muovere, magari nel 2016. Fretta tanto non ce ne è, e bisogna prima capire il quadro, cosa ne sarà di Matteo Renzi, per cominciare, del premier di cui Della Valle una volta disse «non è vero che è l’unica soluzione per il Paese».
 
Per ora però la dichiarazione che Della Valle consegna a Lilli Gruber è ancora una volta «Il mio mestiere è quello di imprenditore». «“Noi italiani” è un progetto sociale, legato alla solidarietà, e già esiste», spiega, aggiungendo che poi sì, «se saremo bravi a mettere insieme tante persone, il secondo step può anche esser un movimento di opinione che ci deve permettere di influenzare la politica anche senza farla in prima persona». Prudenza, dunque. Anche se il simbolo di “Noi italiani” è già circolare, perfetto per le schede elettorali.
E «qualcuno vuole trasformarmi per farmi fare qualcosa che non voglio fare», è la frase destinata ai tanti e molesti corteggiatori in Forza Italia, che lo vedono come possibile sminatore della leadership di Matteo Salvini: populista al punto giusto, liberista, un po’ critico sui trattati, però un po’ meno rude.
La vicenda di Della Valle, comunque, rimanda a molti precedenti, non fortunatissimi, in realtà. Corrado Passera dopo una grigia esperienza al governo, per dire, ha dovuto ripiegare su una candidatura a sindaco di Milano, anche lì schiacciato dalla probabile candidatura di Giuseppe Sala, che ha un profilo simile, ma molte possibilità in più.
 
Top manager, super amministratori e rampanti imprenditori tentanti dalla politica ce ne sono molti. Alcuni «scelgono con il cuore» e però – come Matteo Colaninno, già vicepresidente della Piaggio – finiscono presto nel dimenticatoio. Colaninno, frutto del Pd veltroniano che doveva guardare agli operai «ma anche» agli imprenditori,  si vede ormai pochissimo. E Alessandro Profumo, che pure nel 2011 incassò un «lo candiderei subito» da Enrico Letta, non ha avuto mai neanche il piacere di comparire veramente, di aver il faccione vicino a un simbolo elettorale.
 
Di imprenditori, manager e tecnici era piena Scelta Civica. Capitanata da Mario Monti aveva il sostegno anche di Luca Cordero di Montezemolo che ha così nei fatti sciolto la sua Italia Futura, un think tank che non è mai diventato un partito (smentendo tonnellate di retroscena giornalistici). Scelta Civica era però nei fatti una coalizione con dentro l’Udc di Casini e quel che restava dei finiani, e alle politiche del 2013 raccoglie infatti un dignitoso 9 per cento al Senato e 8 alla Camera. Ma alle europee di un anno dopo, dopo il divorzio con Casini e un’infinita sequela di liti interne, e l’addio dello stesso Monti, era già allo zero virgola settantadue (0,72!). Neanche duecentomilavoti.
 
Della Valle non può non saperlo. E viene così il dubbio che tutta questa storia sia una bella strategia di marketing. Sarebbe geniale. Centinaia di titoli come quello che abbiamo fatto noi. Pubblicità gratuita al marchio che più gli sta a cuore delle sue molte imprese: Tod’s, le scarpe del tipo che forse scende in politica o forse no, ma che sicuro va spesso in televisione, pieno di braccialetti e con il colletto alzato. Elegantissimo! E rivendica per il momento meritori progetti sociali.
A Della Valle consegnamo dunque il commento di Pino Pisicchio, che questa volta vale la pena segnalare: «Dopo l’epopea berlusconiana, l’approccio degli imprenditori o di personalità del mondo finanziario alla politica è stato sempre caratterizzato da annunci di discese ardite, rapide risalite e, non di rado, ritirate strategiche», dice il presidente del gruppo misto della Camera: «Un solo consiglio, non richiesto agli absolute beginners della politica: maneggiare con cura, con pazienza ed umiltà. E con costanza: non è come lanciare il brand di un nuovo prodotto commerciale».