Il commando si era presentato con auto targate corpo diplomatico. Intervenute forze speciali francesi e americane

Colpiscono a tutto tondo. Colpiscono ovunque, colpiscono continuamente. Beirut, Parigi, Kano e Yole (Nigeria). Quaranta, 130, 50, i numeri dei morti; altrettanti quelli dei feriti.

Questa volta, stamattina, è toccato a Bamako, capitale del Mali: “solo” tre morti, per ora, ma 170 ostaggi nelle mani armate dei terroristi. Mentre scriviamo arriva la notizia che non ci sono più ostaggi nelle mani dei terroristi, il blitz delle forze di sicurezza maliane e dalle forze d’azione statunitensi e francesi (le squadre speciali sono partite in tutta fretta da Parigi), si è concluso con 18 morti. Il commando era arrivato com auto targate “corpo diplomatico” e si era appropriato, piano dopo piano, dell’albergo, l’hotel Radisson Blue (noto per ospitare stranieri e diplomatici). Arrivati al settimo piano si sono asserragliati con gli ostaggi. Caratteristica diversa dagli altri attentati, questa volta, un’unica distinzione fatta dei jihadisti: la liberazione di coloro in grado di recitare i versi del Corano.

L’assalto del commando (una dozzina di terroristi con armi da fuoco e granate) è avvenuto al grido ormai tristemente noto e indebitamente macchiato di sangue “Allah u Akbar!”, Dio è grande.
La matrice islamista dell’attacco terroristico, è stigmatizzata dal presidente maliano : «Condanno nella maniera più ferma possibile questo atto barbaro che non ha niente a che vedere con la religione», ha detto Idriss Déby Itno, parlando del suo popolo, all’80 per cento di musulmani sunniti che nulla hanno a che fare con la guerra a colpi di terrore dell’Isis.

Fra le persone liberate, anche 12 membri dell’equipaggio Air France, ma molti gli ospiti francesi ancora chiusi nel Radisson. «Ancora una volta i terroristi hanno voluto segnare la loro presenza barbara, in luoghi dove possono uccidere e impressionare. Dobbiamo dimostrare la nostra solidarietà al Mali, un Paese amico», ha detto il presidente francese François Hollande, che proprio ieri aveva ipotizzato che uno dei motivi dell’attacco in Francia, potesse essere proprio l’intervento della nazione in favore del Mali nel 2013, che scese in campo proprio per liberare il nord del Paese dagli estremisti islamici nel 2012.
Dopo l’intervento francese la guerra ha preso la piega del terrorismo che va avanti nel silenzio da tre anni, e che ha già visto diversi attentati colpire la capitale, l’ultimo dei quali a marzo, che aveva provocato 5 morti fra cui un francese e un belga.

Impicciarsi di come funzionano le cose, è più forte di lei. Sarà per questo - o forse per l'insanabile e irrispettosa irriverenza - che da piccola la chiamavano “bertuccia”. Dal Fatto Quotidiano, passando per Narcomafie, Linkiesta, Lettera43 e l'Espresso, approda a Left. Dove si occupa di quelle cose pallosissime che, con suo estremo entusiasmo invece, le sbolognano sempre: inchieste e mafia. E grillini, grillini, grillini. Dalla sua amata Emilia-Romagna, torna mestamente a Roma, dove attualmente vive.