Veronica Quaranta, ispettore capo al commissariato di Scampia, racconta come debellare maltrattamenti all'interno delle mura domestiche: sensibilità e una solida rete di associazioni. E poi indagini approfondite per fornire alla magistratura elementi che consentano di tenere lontani gli uomini violenti

Il primo caso lo ricorda benissimo. Era stata la segnalazione dei servizi sociali a far scattare tutta l’operazione. Una donna aveva chiamato dicendo solo: «Aiutatemi, ma ho paura ad andare alla polizia, non posso uscire di casa». E allora cosa ha fatto l’ispettore capo Veronica Quaranta del commissariato di Scampia, Napoli? «Mi sono finta assistente sociale, perché altrimenti non potevamo entrare. E poi sa, vestiti da poliziotti mettiamo un po’ di timore». Dentro l’abitazione, racconta, «abbiamo trovato una donna, che viveva in pratica in una condizione di segregazione da vent’anni. Lui non la chiudeva a chiave, ma la chiamava ogni cinque minuti sul telefono fisso, e se lei non rispondeva quando tornava a casa la picchiava. Infatti era piena di lividi. E poi aveva una figlia disabile e un’altra con problemi scolastici. Il marito l’aveva percossa anche quando era incinta della prima figlia». Un’altra volta la segnalazione arriva dalle suore nel cui istituto si era rifugiata un’altra donna maltrattata. «Insomma andiamo anche noi a cercarcele, non aspettiamo che arrivino in commissariato a denunciare».

Due donne per le donne

Napoletana, una voce vivacissima e un fiume di energia che trasmette anche attraverso il telefono, Veronica Quaranta opera al Commissariato di Scampia, nucleo anticrimine. Con una specializzazione, però: insieme alla collega Carmela Serrone si occupa dei reati di maltrattamento nei confronti delle donne e dei bambini.  Domenica 22 novembre sarà a Milano per il WeWorld film festival, la rassegna della omonima Ong incentrata sulla tutela dei diritti delle donne e dei bambini. Dove racconterà la sua esperienza. Perché più si rende noto questo “mondo parallelo” delle violenze dentro le mura domestiche e più si intacca quel pensiero comune per cui sembra quasi impossibile riuscire a rifiutare un rapporto “malato”. «Quando sono arrivata a Scampia nel 2012 non c’era molta attenzione a questi problemi, nel 2015 sono state 100 le denunce trattate» dice l’ispettore Quaranta che dopo il concorso vinto ha passato sette anni a Milano. In poco tempo le due poliziotte sono riuscite – anche grazie alla collaborazione con le associazioni di Scampia – a diventare un punto di riferimento. «Siamo due donne per le donne», racconta Veronica Quaranta.

La stanza di Alice nel commissariato

Nel commissariato è stata creata una stanza speciale, con un arredamento ad hoc anche per accogliere i bambini che spesso assistono ai colloqui tormentati delle madri con le poliziotte. E’ la stanza di Alice, inaugurata un anno fa. «Ci sono i murales dipinti da Franco Vicario, con forti simbolismi: i fiori molto grandi che significano che i diritti che vanno mai calpestati, e poi c’è un sole enorme, che deve dare sicurezza ai bambini, Il diritto all’infanzia deve essere dovunque e comunque, anche in un commissariato. È importante offrire un ambiente in cui essere sereni specialmente quando devono ascoltare le loro madri. E poi in un clima più tranquillo è più facile lavorare».

Donne maltrattate di tutte le età

Il territorio di cui si occupano le due ispettrici è vasto: Scampia, ma anche Chiaiano, Piscinola e altri quartieri, in pratica quasi una media città italiana. E le situazioni sociali e psicologiche delle donne sono tutte diverse. Ragazze giovanissime, anche di 15 anni, con il fidanzato che non tollera la separazione fino ad arrivare a donne mature di 50 e 60 anni. E non esiste uno stereotipo di intervento. Veronica Quaranta ci tiene a precisarlo. «Bisogna vedere davvero caso per caso. Noi abbiamo cercato di creare un canale preferenziale in modo che si crei un clima di fiducia che è quello che conta, anche perché queste sono persone che hanno vissuto un trauma. A volte ci ripensano. Non se la sentono oppure si trovano in una situazione difficile in cui anche la stessa loro famiglia disapprova. E poi, dicono, vorrebbero fare un altro tentativo, pensando al bene dei figli». E’ la stessa dinamica che vivono tutte le donne, di qualsiasi età e classe sociale. «Uno degli ultimi casi riguardava una donna laureata che, dalla nascita del figlio, veniva sottoposta dal marito a violenze sessuali e fisiche per diverso tempo, finché non ha trovato la forza di denunciarlo» racconta ancora l’ispettore. Quella delle due poliziotte è anche una corsa contro il tempo. «Noi dobbiamo fornire gli strumenti necessari per il pubblico ministero affinché si attivi a richiedere misure di natura cautelare per garantire la sicurezza della donna che è il primo passo fondamentale. E questo dopo una indagine approfondita sia documentale che attraverso le testimonianze, ma sempre nel più breve tempo possibile».

Sensibilità, l’arma contro la violenza

Quando le donne maltrattate non sanno dove andare perché magari si ritrovano senza un lavoro né un tetto, dal commissariato scatta il contatto con i centri antiviolenza del territorio. E poi ci sono gli assistenti sociali e la rete delle associazioni che a Scampia è sempre più attiva, segno che il tessuto sociale è reattivo e per nulla rassegnato. In questo ambiente operano i due ispettori donna che “risolvono i problemi” come sono state chiamate un giorno. Ma la battaglia è ancora lunga, è anche di tipo culturale e forse riguarda l’acquisizione di una maggiore  sensibilità anche all’interno delle stesse forze dell’ordine. I mariti o i compagni violenti sono difficili da identificare, spesso sembrano persone perbene, controllate. Poi dentro casa diventano altri, esseri disumani. Certo, se il “metodo Scampia” fatto di relazioni di fiducia e di sensibilità, si diffondesse, le donne maltrattate avrebbero molte più possibilità di liberarsi dai loro uomini violenti. E si potrebbe «recuperare una vita», come dice l’ispettore Quaranta.