Le primarie repubblicane sono finite in un territorio scivoloso. Quello del fango. Per ora non c’è ancora lotta fratricida, il fango finisce in faccia ai musulmani e ai rifugiati.
Il punto più basso lo ha toccato, in due occasioni, Donald Trump, che i sondaggi continuano nonostante tutto (e le opinioni di tutti) a dare in testa. Ormai manca poco al voto vero e l’establishment del partito trema all’idea di vederlo continuare così. Dopo essersela presa con i messicani spacciatori, il miliardario di New York ora ha eletto i musulmani a suo nuovo bersaglio. Nei giorni scorsi ha detto che l’11 settembre «ho visto le torri collassare e a Jersey City migliaia di musulmani che vivono in alcuni dei quartieri festeggiare». Una bugia per varie ragioni: la prima è che a Jersey City non ci sono quartieri a grande maggioranza musulmana: ci sono molti indiani e bangladeshi impiegati nella finanza e nel software, persone che vogliono essere americane come pochi altri, e anche molte persone di origine araba ma non siamo in un posto con enclave musulmane (4% della popolazione). Tutt’altro. La seconda è che a Jersey City, sull’altra riva dell’Hudson rispetto a Manhattan, proprio davanti alle torri gemelle, non si è affatto festeggiato, come ha spiegato il sindaco Steven Fulop in un comunicato: «La città è stata la prima a spedire soccorsi»
La seconda battuta di infimo livello di Trump riguarda le carte di identità. Negli Usa non sono obbligatorie, ma lui ne creerebbe una apposta per i musulmani. Ovvero schederebbe i musulmani come gli ebrei nella Germania nazista. C’è un aspetto inquietante nella vicenda: Trump guadagna nei sondaggi grazie a delle balle sull’11 settembre e i musulmani e diversi candidati che gli corrono dietro – Ben Carson, che è secondo nei sondaggi, o Huckabee che manda comunicati stampa che portano come titolo “Obama vuole far imparare agli americani i versi del Corano”.
C’è per anche un aspetto positivo. C’è un ex marine di nome Tayyb Rashid che ha risposto a Trump su Twitter. “Hey Donald, sono un musulmano americano, questa è la mia carta d’identita, tu ne hai una così?”, scrive. La carta è quella che vedete qui sotto, il tesserino di un marine americano. Il tweet, mentre scriviamo è stato rilanciato 32mila volte e oggetto di molti articoli. «Ho fatto quel tweet appena ho saputo della frase di Trump. Pensavo a qualche like, non a questo successo», ha detto.
Hey @realDonaldTrump, I’m an American Muslim and I already carry a special ID badge. Where’s yours? #SemperFi#USMCpic.twitter.com/QSf2O9PTi2
— #PeaceForAhmadis (@MuslimMarine) 19 Novembre 2015
L’altra buona notizia è che dietro a Rashid in tanti, musulmani americani, hanno cominciato a twittare usando il tag #muslimID (qualche esempio qui sotto), ad avere voce e a raccontare una realtà diversa: medici, diplomatici, avvocati, volontari, che rispondono scherzando nonostante siano oggetto di una campagna xenofoba e razzista. C’è da augurarsi che l’anno prossimo vadano anche a votare.
[social_link type=”twitter” url=”https://twitter.com/minomazz” target=”on” ][/social_link] @minomazz
Got my #MuslimID right here. pic.twitter.com/ZsyjV4AQML
— Namira Islam (@namirari) 20 Novembre 2015
Hey, @realDonaldTrump: my #MuslimID is the diplomatic passport I used to proudly represent the US around the world pic.twitter.com/mcQBaoax70
— Shahed Amanullah (@shahed) 20 Novembre 2015
@realDonaldTrump I’m an American-Muslim, I serve and protect my community. Where’s your ID. #thinblueline #muslimID pic.twitter.com/OwrjVLCMSX
— Shahzad Khan (@shiz006) 21 Novembre 2015
Hey @realDonaldTrump, my #MuslimID via Princeton U. Yep I’m an affiliate volunteer at a most prestigious university. pic.twitter.com/wtxzhKL2gx — Arshe Ahmed (@arshe2020) 20 Novembre 2015
Hey @realDonaldTrump here’s my #MuslimID I take care of your sick, regardless of race, religion or creed. pic.twitter.com/V0Y62tsMLl
— Shabbir Hossain, MD (@ShabbirHossain) 21 Novembre 2015