La guerra e la pace da proteggere, la paura e l'importanza dei piccoli gesti che aiutano a ritrovare la normalità. Una lettera da Parigi di Chiara Mezzalama

Bambine e bambini vi scrivo da Parigi, la città dove abito e che venerdì scorso è stata colpita da numerosi attentati: degli uomini violenti, dei terroristi, hanno ucciso molte persone facendo esplodere delle bombe e sparando con dei fucili alla gente che era fuori nei bar o in un teatro dove erano andati a sentire un concerto di musica. Sono morte 129 persone, più di 300 sono state ferite, 7 terroristi sono stati uccisi dalla polizia e altri sono stati arrestati il giorno dopo. È stata una notte di terrore, proprio quello che cercano di diffondere i terroristi. Molte persone sono sconvolte da quello che è accaduto, hanno paura e si fanno tante domande. La prima è: perché lo hanno fatto?

Non è facile rispondere a questa domanda eppure delle ragioni ci sono. Questi terroristi dicono di appartenere a un’organizzazione chiamata “Stato Islamico”. Lo Stato Islamico non è un vero stato, è un gruppo di persone che controlla un territorio che si trova tra l’Iraq e la Siria. Sono molto arrabbiati con noi occidentali perché partecipiamo a delle operazioni militari in Siria dove da quattro anni c’è una guerra terribile e molto complicata perché lo stesso governo siriano attacca i suoi cittadini. Molti siriani sono dovuti scappare e cercano di raggiungere l’Europa dove sperano di trovare la pace e una vita migliore. I terroristi non vogliono la pace e non accettano il nostro modo di vivere. Non accettano la nostra libertà, il fatto che possiamo esprimerci e disporre di noi stessi, che uomini e donne siano uguali e molti altri valori delle nostre società.

I terroristi dicono di agire in nome della loro religione, l’Islam. Sono quindi dei musulmani ma interpretano la religione in un modo radicale, credono che per imporre le loro idee agli altri servano la violenza e la guerra, dicono di partecipare alla guerra santa, la jihad, sono perciò dei jihadisti. La grande maggioranza dei musulmani non ha niente a che vedere con questo, i musulmani vorrebbero soltanto vivere in pace come tutti gli altri.

La radio, la televisione, internet e gli adulti parlano molto di quello che è successo a Parigi. È normale: quando succedono dei fatti così gravi, la gente ha bisogno di dire quello che pensa, di sentirsi vicino agli altri, ma non bisogna esagerare. Spesso le notizie che vengono date non sono vere o precise e servono soltanto a aumentare il senso di paura che è già presente. Per questo è giusto informarsi ma è anche importante verificare l’attendibilità delle notizie. Ogni tanto è importante spegnere la televisione e pensare con la propria testa, parlare con gli adulti che si occupano di voi, genitori, insegnanti, e con i vostri amici.

La cosa spaventosa del terrorismo è che ci porta a pensare che tutti potremmo essere colpiti in qualsiasi momento: sia che abitiamo a Parigi che a Roma o Milano o in qualsiasi altra città o luogo dell’Europa. Per esempio per due giorni la città di Bruxelles è stata completamente chiusa per paura degli attentati. È come dover combattere contro un fantasma; una minaccia invisibile che pesa sulle nostre teste e dalla quale non sappiano come difenderci. Questo produce delle emozioni molto negative, ci sentiamo spaventati e impotenti, non riusciamo a addormentarci la sera, abbiamo paura di uscire e di continuare a fare la nostra vita normale: andare a scuola, fare sport, incontrare gli amici, vivere la città. È proprio quello che vogliono i terroristi, vogliono metterci paura. È giusto essere prudenti ma bisogna anche trovare la forza di reagire.

Qui a Parigi, davanti al teatro dove sono state uccise molte persone, hanno messo un pianoforte. Chi vuole può sedersi e mettersi a suonare. La musica aiuta a tirare fuori le emozioni, molte persone portano un fiore, accendono una candela, si abbracciano e si sorridono oppure piangono. Questi piccoli gesti sono molto importanti perché ci permettono di sentirci vicini gli uni agli altri, di tirare fuori quello che abbiamo dentro anche quando ci sentiamo tristi o confusi o impauriti. Questi piccoli gesti ci permettono di riprendere a vivere normalmente, che è una cosa molto importante. La paura è pericolosa perché ci porta a chiuderci in noi stessi, ad avere delle reazioni sbagliate come per esempio pensare che tutti i musulmani siano violenti, che stiamo per entrare in guerra e che la nostra vita cambierà. Dopo gli attentati molti governi hanno deciso di chiudere le frontiere ai rifugiati, come se fossero loro i responsabili di quello che è successo!

La guerra, quella vera, è ben altra cosa. Fatevela raccontare dai vostri nonni o bisnonni. In realtà siamo molto fortunati perché dopo la fine della seconda guerra mondiale, l’Europa ha vissuto e vive in pace. Ma la pace non è una cosa scontata, ce ne accorgiamo in questi giorni, la pace va protetta e difesa, è un bene prezioso che molti bambini in altri paesi del mondo non hanno mai conosciuto.

C’è anche qualcos’altro che dobbiamo difendere. Una delle principali risorse dello Stato Islamico è il petrolio. Il petrolio è per il momento la principale fonte di energia usata nel mondo. Ma sappiamo che prima o poi si esaurirà e che è in parte responsabile dell’inquinamento che sta soffocando la terra. Consumare di meno, prendersi cura della natura, rispettare il pianeta è un modo per combattere le guerre e il terrorismo, per ridurre la distanza tra i ricchi e i poveri. Ognuno di noi può farlo nel suo piccolo. Tanti piccoli gesti messi uno accanto all’altro diventano un grande gesto. In fondo anche gli alberi più grandi nascono da un piccolissimo seme. Certo, ci vuole del tempo, ma se nessuno pianta quel seme, non ci sarà nessun albero.

Molti anni fa, un importante intellettuale italiano, Antonio Gramsci aveva scritto: “Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il vostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la vostra forza. Studiate, perché avremo bisogno di tutta la vostra intelligenza.” Queste parole mi sembrano molto attuali. Sono proprio il contrario di ciò che cercano i terroristi che ci vorrebbero isolati, chiusi, spaventati e ignoranti.
A Parigi la vita ha ripreso il suo corso. Ci sono molti poliziotti e molti militari che hanno il compito di proteggerci. Ma quello che farà davvero la differenza è il nostro spirito e il nostro comportamento.
“Bon courage les enfants” direbbero qui a Parigi.