Una conferenza stampa urgente in vista dello sgombero di fine settimana, a convocarla sono i volontari del Baobab. È stato preannunciato dal dipartimento delle Politiche sociali del Comune, denunciano i volontari, che chiamano a raccolta giornalisti e cittadini. L’annuncio arriva alla vigilia di due eventi determinanti: il Giubileo straordinario (che avrà inizio l’8 dicembre) e la riconsegna al legittimo proprietario dello spazio.
Le camere da letto con letti a castello e brandine, i divani nei corridoi, i bagni con le docce, la lavanderia e la sala parrucchieri, la mensa , la cucina. Dalla prossima settimana in via Cupa, del centro Baobab potrebbe non rimanere più nulla. Il Baobab, gestito in modo volontario da alcuni cittadini che si sono costituiti in associazione (Amici del Baobab) è stato il rifugio delle decine di migranti sgomberati dalla baraccopoli di Ponte Mammolo. Da allora continua ad accogliere i migranti che transitano da Roma. E che fine faranno queste persone? «Ci stiamo attivando per un ricollocamento degno degli ospiti rimasti nella struttura e continuiamo a denunciare l’atteggiamento di totale indifferenza delle istituzioni che sfocia ora, con la minaccia di sgombero, in aperta ostilità», dicono i volontari. Al Baobab, da giugno a oggi, sono transitati secondo i volontari 32mila migranti accolti da almeno 500 volontari e sostenuti da migliaia di donatori.
Il tweet del lancio della conferenza stampa e quelli di solidarietà del Centro Italiano Rifugiati e di Carlotta Sami dell’UNHCR
È incominciata la conferenza stampa al Centro Baobab. Accorrete! #RestiamoUniti pic.twitter.com/FonMHaJT8W
— Amici del Baobab (@centrobaobab) 3 Dicembre 2015
Per mesi sono stati punto di riferimento e immagine dei cittadini romani più solidali e organizzati @centrobaobab https://t.co/OpQ5FX9THp
— Carlotta Sami (@CarlottaSami) 3 Dicembre 2015
CIR – A Buon Diritto: chiusura centro @centrobaobab non risolve il problema dei transitanti a Roma. #restiamouniti
— CIR Rifugiati (@CIRRIFUGIATI) 3 Dicembre 2015
L’incubo per il Baobab comincia il 24 novembre. Quando blindati della polizia di Stato, agenti in assetto antisommossa e polizia scientifica sono arrivati in via Cupa verso le 6.30 di mattina. Per l’irruzione del 24, la polizia ha parlato di censimento. Un “censimento” finito con 24 migranti portati in questura per essere identificati mentre per almeno 11 di loro si sono aperte le porte del Cie di Ponte Galeria, in vista di una probabile espulsione. L’irruzione al Baobab, secondo la questura, rientrava nelle operazioni di sicurezza previste in vista del Giubileo e incrementate dopo gli attacchi di Parigi del 13 novembre. Buona la prima? No. Perché entro questa settimana l’irruzione potrebbe essere replicata e questa volta in modo definitivo, denunciano i volontari.
Lo sgombero, per il Baobab, «è una soluzione inaccettabile, con la quale il Comune anziché impegnarsi a definire una risposta organica al problema dei transitanti e rifugiati, relega il problema a mero ordine pubblico». E continuano: «Nessuna ragione di ordine pubblico e nessun allarme terrorismo può giustificare il disinteresse verso la dignità umana e i diritti fondamentali dell’individuo». Il tempo corre, il Giubileo si avvicina. E a Roma di spazi disponibili ce ne son tanti.
Dalle 20 in poi i volontari invitano le migliaia di cittadini che hanno donato cibo, vestiti e tempo a passare dal centro per salutarsi. Più che una festa d’addio, un modo per sottolineare la ricchezza di un’esperienza che non può chiudersi qui, lasciando per strada decine di persone – 80 gli ospiti fino alla scorsa settimana – senza prospettare nessuna soluzione di lungo termine per chi, arrivato via mare, passera inevitabilmente dalla capitale.
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