Non c’è ancora chiarezza sulle motivazioni della strage di San Bernardino. Certo è che non si è trattato di un raptus e che gli Usa, ancora una volta si trovano di fronte a una specie di nemico interno, uno jihadista casalingo. La mancanza di una firma, di una rivendicazione fa pensare per ora che non si tratti di un attacco terroristico organizzato con legami diretti con le reti terroristiche di al Qaeda o di Daesh. C’è un post su Facebook in cui Tashfeen Malik si dice leale al capo dell’ISIS, al Baghdadi, ma gli investigatori continuano a ritenere più probabile l’atto di due singoli e non di qualcuno collegato direttamente con l’ISIS.
Gli inquirenti hanno fatto anche sapere di aver scoperto contatti con una persona tenuta sotto sorveglianza perché sospetto di terrorismo e con altri. «Ma erano contatti che per ora appaiono come occasionali e non possono necessariamente far pensare a un attentato organizzato con il sostegno di altri» – hanno detto funzionari Fbi al Los Angeles Times. Certo è che oltre all’arsenale in casa di Syed Rizwan Farook e Tashfeen Malik, la polizia ha trovato diverse bombe pronte a esplodere sul luogo del massacro. Segno ulteriore di un’azione pianificata e non di un gesto istintivo, di una reazione a qualcosa – se ne era parlato notando che Farook aveva lasciato la festa alla quale aveva partecipato dopo un alterco.
Gli investigatori hanno detto alla CNN che gli ordigni lasciati sulla scena della sparatoria non sembrano confezionati usando le istruzioni contenute nella rivista Inspire, la pubblicazione on-line di Al Qaeda nella penisola arabica. Altre fonti hanno parlato di somiglianze. Il disegno della bomba è comunque accessibile a chiunque – hanno detto gli investigatori durante una conferenza stampa – e, anche nel caso si trattasse di istruzioni scaricate dalla rete, questo non significa che l’attacco sia direttamente collegabile a una rete terroristica. Certo è che i telefoni della coppia, nuovi di zecca, sono stati ritrovati distrutti e il contenuto dell’hard disk del computer cancellato. L’Fbi ha emesso un mandato per ottenere dalle compagnie di telecomunicazioni i dati sul traffico telefonico e sulle mail della coppia.
Gli unici elementi a disposizione degli investigatori – che stanno cercando collegamenti tra la famiglia e gruppi o individui attivi nella galassia jihadista – sono i viaggi di Farook in Arabia Saudita nel 2013 per il pellegrinaggio Hajj alla Mecca e quello del luglio 2014, quando partì per nove giorni per andare a prendere Malik e portarla negli Stati Uniti con un visto da futura sposa. Diversi testimoni parlano di una accresciuta religiosità di Farook, ma non molto di più: la coppia appariva come una normale famigliola felice, musulmana e al contempo tendente a
I viaggi all’estero di Farook non sollevarono sospetti: erano normali nella vita di un musulmano americano e non abbastanza lunghi da far sospettare un training in qualche campo di addestramento jihadista. Quando alla moglie Malik, la richiesta di residenza permanente è stata processata dall’Fbi e dal Dipartimento di Sicurezza Nazionale. Nessuno dei due era nelle liste di sospetti delle varie agenzie di intelligence.