Come prevedibile, la destra italiana prova a cavalcare l’onda lepenista d’Oltralpe. I risultati di Marine Le Pen e del Front national alle regionali francesi del 6 dicembre ci dicono che gli esclusi francesi hanno scelto lei, inutile negarlo. «Domenica, il popolo francese ha fatto vacillare l’oligarchia, le sue certezze, la sua indifferenza, la sua arroganza», ha dichiarato madame Le Pen, che butta paglia sul fuoco nello scontro fra centro e periferia, emarginati e garantiti. La dicotomia popolo-élite, nel populismo lepeniano, prende il posto di destra-sinistra. E la destra italiana già monta la sella per cavalcare e sono tanti i pretendenti “cugini” di Marine Le Pen.
Il primo a tentare di intestarsi la vittoria francese è Matteo Salvini. Con le sue forze, la Le Pen ha più volte manifestato le sue simpatie per il leader padano. Ricordate il «Mi manda in estasi» che la leader del Front national ha ammesso all’indomani delle Europee di maggio? Ecco, e poi conta pure sull’affetto di papà Jean-Marie. E con le sue debolezze, che stanno proprio nell’essere il leader padano. La Lega Nord di Salvini è cosa assai lontana dall’identitarismo nazionalista della Le Pen, toccherà capire quanto abbia azzeccato con le sue manovre di vicinanze a movimenti come CasaPound e con il progetto Noi con Salvini per accaparrarsi il Mezzogiorno.
Nel lepenismo vincente, si butta pure Luca Romagnoli. Il suo grado di “discendenza dai Le Pen? Romagnoli è stato eurodeputato con Jean Marie Le Pen, oltre che segretario nazionale della Fiamma Tricolore di Pino Rauti. E adesso sperimenta la “Destra possibile”. La chiamano così, loro, l’estrema destra lepenista. Il 10 dicembre Romagnoli è sbarcato a Milano dove, a porte chiuse, ha incontrato rappresentanti di una decina di movimenti europei. La riunione organizzativa, promossa dall’Alleanza europea dei movimenti nazionali (Aemn), ha visto la partecipazione del Front National francese, del movimento ungherese Jobbik e del British National Party. Al suo fianco il “barone nero” Roberto Jonghi Lavarini, portavoce lombardo della Destra sociale e delegato italiano del World national conservative moviment (Wncm), con sede in Russia, a Sanpietroburgo.
Mentre con la mano europea, la Destra Sociale, prova a mettere il cappello tricolore sul lepenismo, con la mano italica, ha deciso di partecipare al congresso ri-costituente della destra italiana promosso da Giorgia Meloni, presidente di Fratelli d’Italia, e Marcello Veneziani, presidente del comitato culturale e scientifico della Fondazione Alleanza Nazionale. «Nostro dovere, in questo momento storico, è fare fronte anche in Italia, partendo, dalla necessaria riunificazione della destra nazional-popolare», ha dichiarato Luca Romagnoli.
Infine, non resta a guardare Gianni Alemanno che lo scorso ottobre ha organizzato la “Leopolda” di Orvieto per lanciare il manifesto del lepenismo per la destra italiana: il “Manifesto della rivoluzione italiana contro la crisi e il declino”. Per l’ex sindaco di Roma «del lepenismo riprendiamo i temi della difesa dell’interesse nazionale contro l’immigrazione di massa e contro i vincoli dell’euro e del commercio globale». Senza scordare che, nella scalata lepenista-populista, c’è un altro competitor da non sottovalutare. Con Beppe Grillo, padre dell’anticasta e della guerra tra ultimi e penultimi, dovranno pure fare i conti.
La costruzione del fronte nazionale, per seguire la linea europea di Marine Le Pen, è in corso. E la partita per assumerne la guida è già cominciata. Quando la sinistra non c’è, i topi ballano.
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