Avviso ai lettori: questo è l'articolo di un uomo fortunato che frequenta le librerie indipendenti da cliente e da ospite. Quindi è una dichiarazione d'amore a forma di reportage

È il valore dell’essere luogo con tanta costanza. Non un posto a caso in uno spazio libero e nemmeno un’attività commerciale: dentro una libreria indipendente c’è l’odore di quelli che osano, che sentono un libro per le storie che ci sono dentro, come un buon meccanico che ascolta il rumore sotto la carrozzeria per sentire la carrozzeria.

A Lucca, a pochi passi dalla stazione e appena fuori dalle mura della città c’è LuccaLibri, la rinascita di una libreria storica che stava in centro città e oggi si è fatta (più) grande in viale regina Margherita. L’idea di trasformare la libreria del padre in un luogo di accoglienza, studio e cibo è stata di Talitha Ciancarella e il binomio “libri e cibo” si è fatto stanza con i piatti casalinghi che seguono i percorsi dei romanzi.

Il menù? Presentazioni, percorsi letterari (e gastronomici) e l’esperto libraio pronto a consigliare un titolo nascosto. Già, i titoli nascosti: essere libreria indipendenti, oggi, significa aggiungere un quid che è sostanzialmente il libraio capace di essere libraio, ovvero in grado di allestire una vetrina (senza seguire pedissequamente i flyer di una comunicazione centralizzata), proporre quel libro perché è giusto per quel cliente in quel suo momento e soprattutto fregarsene delle classifiche, stilandone ogni giorno una personalizzata in base alla città, al tempo, al luogo e alle occasioni: un  lettore appassionato in grado di scrivere storie con i libri. Anche perché, a differenza di un falso credo popolare, il libraio spesso sogna di fare il libraio, come i professionisti puliti che hanno la fortuna e il coraggio di professare i propri valori nel proprio mestiere.


 

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