Questo editoriale lo trovi sul n. 1 di Left in edicola dal 2 gennaio 2016
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[su_divider text=" " style="dotted" divider_color="#d3cfcf"] [social_link type="" url="http://twitter.com/ilariabonaccors" target="" ][/social_link] @ilariabonaccorsIl nostro calendario e una copertina sull’utopia. Michela AG Iaccarino, Nadia Urbinati, Maurizio Landini, persino Ernesto Guevara, sono al centro di questo primo numero 2016. Sono tra gli “incontri” preziosi che vi proponiamo. Preziosi perché vicini all’idea di Left di nuovo mondo. In uno dei nostri primi editoriali dello scorso anno vi avevamo scritto del nostro “dovere di proporre l’utopia”, come luogo possibile. Come capacità di immaginare il futuro. E poi vi avevamo detto del dovere di proporvelo. E allora iniziamo così, con i volti di Michela che ci racconta 12 mesi: «È stato un anno, come la vita di Derek Walcott, pieno di mare e isole, di percorsi che a forza di essere battuti, hanno riscritto la Mappa del Nuovo Mondo» che segneranno un “nuovo tempo”. E le parole imperdibili di Nadia, Maurizio ed Ernesto perché quest’anno sarà ancora diverso per Left. Saremo più grandi, saremo di più e ci spingeremo più oltre. Un’utopia? Certamente. Saremo il luogo possibile, di cui onestà e coerenza sono padroni. «L’utopia riscrive le relazioni tra le persone e con la natura secondo criteri di armonia e cooperazione, grazie ai quali ciascuno può vivere seguendo la propria vocazione», scrive Nadia Urbinati, e ancora: «L’utopia è la matrice delle costituzioni moderne, delle leggi che i popoli scrivono nella loro fase creatrice, quando emergono da grandi sofferenze e sanno ragionare per grandi visioni, pensando non a quel che conviene loro in quel mo- mento e alla loro generazione, ma a quel che i cittadini potranno essere. Le regole scritte per un futuro lungo, per l’eternità – für evig. Regole scritte non da chi vuol vincere, ma da chi vuole che il gioco sia aperto». Dunque nessuna evasione né utopismo, ma utopia, perché «come si vede, non è un luogo di evasione dal presente. È un atto di immaginazione creatrice che denuncia il disordine della società reale». Vi restituiremo verità allora, per costruire «il gioco aperto» e «regole per un futuro lungo» nel quale la massima realizzazione «potrà essere raggiunta solo quando ogni uomo avrà realizzato, nella pienezza del suo essere, il massimo contributo alla prosperità comune». Vi proporremo “il coraggio dell’utopia”, così lo chiama Maurizio Landini nel testo raccolto da Donatella Coccoli, autrice di questa copertina. Coraggio che ha al suo centro l’azione collettiva: «Questo significa che quando ti trovi di fronte a situazioni difficili e non sai come venirne fuori, occorre quello che io chiamo il coraggio dell’utopia. Cioè il coraggio di misurarti e di non aver paura, di pensare con convinzione che sia possibile cambiare… insieme agli altri». Una lettrice mi ha scritto chiedendomi “da che parte sta Left?”. Da questa parte. «Purezza, coesistenza di idealismo e senso della realtà, incorruttibilità», come scrive Tiziana Barillà raccontando di Ernesto Guevara e del suo amore per Don Chisciotte: «Ho deciso di portare a termine prima le cose principali, battermi contro l’ordine delle cose, scudo al braccio, tutto fantasia, e poi, se i mulini non mi avranno rotto la testa, scrivere», lo annotava nel ’56. Allora diciamo così, la nostra testa è dura, lo scudo al braccio anche (tutta fantasia!). Non rimane che batterci contro l’ordine delle cose e scrivere. Per proporvi, come racconta Massimo Banzi, ideatore di Arduino, «un mondo dove la conoscenza si trasferisce in maniera più fluida, dove si ribalta il paradigma: invece di dirti che non puoi fare nulla con la mia proprietà intellettuale, ti dico subito cosa mi va di condividere e in che modo». Saremo open source. Buon anno nuovo.
Questo editoriale lo trovi sul n. 1 di Left in edicola dal 2 gennaio 2016
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